Consiglio Pastorale del 06.02.2018

Verbale di
martedì 06 febbraio 2018

Centro Pastorale Parrocchiale

Alle ore 20.45, con la preghiera comunitaria s’è dato il via al terzo incontro dell’Anno Pastorale.

Assenti: Andrea Rasmo, Marco Redolfi, Roberto Valoti, Sr. Victoire Muwango, don Marcello Bonanomi.


Don Mario condivide il nuovo progetto catechistico con i  membri del CPaP  illustrando le “ragioni di una scelta” con a tema l’annuncio e l’iniziazione cristiana. Parte con l’individuare storiograficamente modelli di formazione cristiana che si perfezionano  e motiva la scelta attuale con dati quantitativi distribuiti su tre tipologie di cambiamenti rilevanti e oggettivi: a)antropologico; b)culturale e sociale; c) relazionale e affettivo.  Articola la tesi a favore di una aggiunta formale all’attuale catechesi offrendo spunti di riflessione estratti da studi condotti sul  tema del “compito educativo delle giovani generazioni” da parte della comunità, dove si finalizza una “presa di responsabilità da parte dei genitori, che sono i primi educatori alla Fede”. Relaziona il metodo di indagine a partire dal Forum dell’8 aprile 2017, passato attraverso una commissione di studio e progettazione di un modello di catechesi laboratoriale  per giungere alla sperimentazione su campo con figure genitoriali. Conclude dicendo che  i risultati dell’ipotesi di lavoro sul nuovo progetto catechistico fanno ben sperare sulle seguenti idee portanti: a) valorizzazione dell’identità e del ruolo educativo dei genitori; b) rafforzamento della consapevolezza educativa della comunità; c) valorizzazione della sensibilità e capacità di ogni singolo catechista.

Ottavio Alfieri interviene proponendo una dialettica positiva delle nuove generazioni rispetto a quelle passate. Sostiene che, poiché un maggior accesso alla conoscenza, consapevolezza e razionalità  porta i giovani ad un miglior discernimento, ed essendo il gap culturale con i genitori così accelerato e pronunciato, “investire” sui genitori potrebbe essere più rischioso rispetto alla scelta del “catechista” che invece facilita la creazione di un “link”, ossia un legame con i ragazzi che, sempre più, manifestano una sfiducia nelle istituzioni. Il tema e il problema – aggiunge –  è se le istituzioni meritino la fiducia. Termina affermando che  il cambiamento è importante ma a partire dal mondo adulto e cristiano sull’esempio di Papa Francesco.

Bernard Perlman analizza sia il ruolo e le difficoltà dei genitori e sia la funzione della figura del catechista che sarebbe da implementare.

Giovanni Stucchi  pone l’accento sul tema dell’istruzione religiosa in senso nozionistico e sulle paure irrazionali di chi non la applica.  Ciò spiegherebbe la mancata conoscenza della Bibbia da parte di studenti all’Univ. Cattolica di cui parla Paolo Branca in una testo citato da Don Mario nella presentazione del nuovo progetto. Alla luce di ciò,  suggerisce di non basarsi solo sulla metodologia laboratoriale, ma sull’istruzione religiosa soprattutto in quell’età scolare che corrisponde alle “medie”. Dissentendo in parte dal pensiero di Ottavio Alfieri, sostiene che in realtà i ragazzi di oggi non abbiano molta logica e razionalità.

Marco Zucchelli premette una distinzione tra pessimismo di fondo e la lettura razionale della realtà che però non è così drammatica come viene descritta e aggiunge due osservazioni: a) il cambiamento della famiglia e dei gruppi  e l’inadeguatezza di una conoscenza approfondita di questi fenomeni; b) recenti osservazioni sui cambiamenti e  prospettive degli stranieri di origine cattolica sono positive. Esprime poi l’impressione di un “giocare al ribasso”  perché partendo da una visione pessimistica si arriva a  scelte di questo tipo: “siccome va tutto male prendiamo solo quelli che ci stanno”.

Federico Manzoni condivide l’analisi fatta da Don Mario sul dato della velocità di cambiamento tale da non avere un modello stabile di risposta.   Espone una attenta lettura di due epoche contrapposte che possiamo sintetizzare con l’espressione “dal tutto parlava di religiosità” alla molteplicità (frammentazione) del nuovo umanesimo da capire con “uno sforzo di immaginazione” per  annunciare Gesù e creare comunità. Con prudenza ma senza paura e nell’accogliere (includere) tutte le situazioni familiari.

Giacomo Rocchi esprime una visione pessimistica sui ragazzi di oggi perché distratti da altri oggetti del desiderio (oggetti vuoti), quindi prestare attenzione alla famiglia diventa una scelta oculata. Ribatte le affermazioni ottimistiche di Marco Zucchelli sulla base della sua esperienza personale con i ragazzi in ambito catechistico.

Augusto Paravisi torna sul tema della comunità e dell’adulto che educa con un esempio vissuto durante l’esperienza del piedibus .

Si conclude la prima fase degli interventi

Don Mario chiarisce la questione dei dati numerici e la loro lettura percepita come visione pessimistica. Sottolinea che sono dati realistici. Aggiunge che una cosa è fare la fotografia di una comunità, altra cosa è giudicare. Sostiene che a fronte di questa situazione un qualsiasi progetto non può partire senza tenere conto della priorità della famiglia e che, indipendentemente di come essa sia, va rispettata. Annuncia che il progetto non è riduttivo, anzi una “possibilità in più”.

Mons. Giulio Dellavite interviene illustrando, con grafici e dati numerici, l’incremento temporale  in misura proporzionale alla riduzione degli incontri in calendario nelle due modalità (quindicinale e mensile).

Federico Manzoni manifesta il suo parere favorevole perché intravede tre effetti da questo progetto: a) esemplarità di un impegno condiviso;  b) il genitore che si fa catechista lui stesso rispetto al figlio; c) questo tipo di catechesi produce nel tempo comunità di famiglie che sostengono la comunità.

Alessandra Rossoni, pur ritenendo valevole la proposta della catechesi mensile, osserva invece che quella quindicinale di un ora e mezza con un gruppo di adolescenti rischia di diventare riduttiva inducendo alla dispersione.

Mons. Giulio Dellavite risponde sulla questione degli adolescenti condividendo l’idea della settimanalità perché l’adolescente sceglie lui di partecipare.

Maurizio Aiolfi prende in considerazione tre possibili effetti: a) potrebbero esserci delle classi di catechesi  con numeri ridotti; b) fare catechesi ai genitori solo una volta al mese potrebbe non lasciare il segno; c) i genitori potrebbero partecipare alla Messa solo una volta al mese.

Don Mario risponde che ad  eventuali problematiche si cercherà di  trovare una soluzione concreta all’occorrenza.

Marco Zucchelli esorta ad un percorso più ponderato privilegiando la formazione  di un nuovo gruppo di catechisti.

Cecilia Morosini, pur essendo favorevole al coinvolgimento dei genitori, intravede due rischi: a) creazione di una élite di genitori esclusivi; b) minor attenzione ai contenuti rispetto alla metodologia.

Don Mario risponde alle questioni sollevate da Marco Zucchelli e Cecilia Morosini, dicendo, in particolare, sul tema dei contenuti, che essi saranno basilari perché  determinati dal catechismo dei bambini in vista dei sacramenti, mentre la vera sfida sarà quella di formare genitori capaci di proporre ai figli modelli di vita autentici di uomini e donne credenti. Col parere, di fondo positivo, dato dal Consiglio, si procederà nella direzione ipotizzata facendone debita verifica quando sarà il momento.

L’incontro si conclude intorno alle ore 23.00.

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