Consiglio Pastorale del 15.05.2012

Verbale di
Martedì 15 Maggio 2012

Zona Comonte


Dopo aver sostato e pregato davanti all’Eucarestia, alle ore 21.10 s’è dato il via al quinto incontro dell’Anno Pastorale del CPaP nel Salone dell’Istituto Sacra Famiglia di Comonte.


Membri assenti: don Marco Giudici, don Marcello Crotti, Elena Lussana, Redolfi Marco, Vavassori Franco, rappresentante Suore presso Scuola Materna di via Colleoni.


Viene approvato il verbale della seduta precedente.


Don Gino, prima di declinare nello specifico la proposta formulata nella Convocazione al CPaP, motiva la necessità di una proposta per caratterizzare le Domeniche per ovviare ad un concetto riduttivo di “vivere la Festa”: la Festa non si esaurisce solo con la Messa, sarebbe incompleta.

Per capire come vivere la Festa di rifà ai Vangeli delle Resurrezione:

  • l’esperienza del Risorto nasce dal desiderio di incontrare ancora Gesù, è per questo che le donne vanno al sepolcro;
  • c’è lo stupore di incontrare la tomba vuota, e questo stupore è il centro della Fede;
  • il Risorto si rivela alle donne e a sua volta invia le donne ad annunciare quello che hanno visto: nasce la missione;
  • Gli apostoli che hanno sentito l’annuncio delle donne corrono a loro volta al sepolcro: vogliono far diventare personale l’esperienza annunciata dalle donne;
  • Sul far della sera i discepoli di Emmaus riconoscono Gesù nello spezzare il pane, rimando all’eucarestia.

Nei Vangeli il giorno del Signore non è “ridotto” alla frazione del pane, ma c’è il desiderio, lo stupore, la missione e l’incontro personale. Tutti questi atteggiamenti, che spesso passano in secondo ordine, sono il “piedistallo” su cui si fonda la proposta su cui discuteremo stasera.
Senza sminuire l’Eucarestia, da sola non è “esauriente” per celebrare il giorno del Signore: si devono porre altri gesti. Una volta il gesto più comune era l’astenersi dal lavoro, ma oggi?
Tutta la Domenica, tramite diversi gesti, diventa il giorno del Signore.
Nei Vangeli le scene della Resurrezione sono cariche di dinamismo: dobbiamo muoverci anche noi!
E’ rischioso, ma se non rischiamo noi Cristiani?


Dopo aver letto nel concreto la proposta di caratterizzare tre domeniche al mese, una per la Comunità, una per la Carità e una per la Cultura, si dà il via alla condivisione.

Claudio Cortesi avvisa la sensazione del “troppo pieno”. Va bene il tentativo di smuovere, ma c’è il rischio di assuefazione riempiendo tre domeniche. Propone di partire più piano, magari da una Domenica al mese.

Giuseppe Pasquinelli condivide l’idea di Claudio Cortesi di caratterizzare una solo Domenica al mese.

Marzio Pallini apprezza l’idea di dare completezza alla Domenica dando un’alternativa Cristiana al Centro Commerciale, ma la proposte è a suo avviso troppo “calcolata”. La Domenica è prima di tutto la possibilità di stare insieme: prima c’è lo “stare con” gli altri e con il Signore e  poi il “fare per” gli altri e per il Signore. Propone di valorizzare bene quello che già c’è.

Evelino Rossoni apprezza la logica con cui è stata presentata la proposta, valorizzare il bello e buono della Domenica. Vanno forse ricalibrate un attimo, ma sono proposte valide per valorizzare la Domenica.

Alberto Pinetti nota anche lui l’abbondanza di queste proposte: sono troppo strutturate. Consiglia di far apprezzare meglio certi gesti che già ci sono e che le famiglie possono recuperare.
Abbiamo già ritmi altissimi tutta la settimana, non mettiamo altri vincoli la Domenica.

Gianantonio Farinotti applaude al fatto che ci sia una risposta, una traduzione pastorale ai discorsi fatti, al di là della bontà o meno della proposta.
Indica tre aspetti:

  • come coniugare le proposte fra la vita delle Zone e la Parrocchia;
  • iniziative Culturali e Caritative già ci sono, portate avanti da diverse associazioni, si tratta di enfatizzarle e allargarle a tutta la Comunità;
  • sviluppare bene il collegamento alla liturgia.

Attilio Rossoni vede la necessità di dare il giusto risalto a queste nuove proposte e per far ciò rileva la necessità di ridurre e sfoltire le proposte già in essere. In caso contrario c’è il rischio di non riuscire a trasmettere il messaggio desiderato ed escudere dalle iniziative le persone che probabilmente ne sarebbero più interessate.

Mina Prometti porta l’esempio della difficoltà di trovare una Domenica libera per il Ritiro dei Cresimandi. Le nostre Domeniche hanno già un calendario colmo. Nuove proposte rischierebbero di essere percepite come un obbligo. Meglio diradare queste tre Domeniche nell’arco di più mesi.

Marco Zucchelli propone di sperimentare questa proposta per brevi periodi di tempo, come potrebbero essere la Quaresima o l’Avvento, cuore della vita della Parrocchia.
Indica poi alcuni interrogativi:

  • a chi è rivolta la proposta: ai “soliti” vicini? Alle famiglie? Ma quali?
  • perché non Inserire queste proposte nei cammini che già ci sono?
  • chi tirerà le fila di questo progetto?

Sottolinea poi due attenzioni:

  • aiutare sì a riflettere sulla Carità, ma finalizzandolo ad un progetto concreto;
  • affidare la proposta Culturale a quei gruppi che già se ne occupano.

Cecilia Morosini vede positivamente che la Pastorale  sia attenta ad un cammino esperienziale.
Analizza poi la proposta:

  • la riflessione all’interno della Liturgia è positiva e può prendere piede senza difficoltà;
  • anche il richiamo alla responsabilità verso i bisogni economici della Parrocchia e dei poveri è fattibile;
  • più problematico il pranzo: la Parrocchia mette a disposizione lo spazio, ma chi lo occupa? I gruppi?
  • l’esperienza della Carità è importantissima, soprattutto per Ado e Gio. Si potrebbe coordinarla meglio e inserirla in una Domenica;
  • per la Cultura propone di appoggiarsi a iniziative già presenti sul territorio;

 

Maria Rizzi, catechista degli Adolescenti, evidenzia uno scollamento dalla realtà nel riporre speranze sugli adolescenti in un impegno per le Domeniche della Carità. Sono troppo presi da se stessi e dalla fatica di vivere, che spesso assume dimensioni veramente problematiche. 

Evelino Rossoni dice che sicuramente le difficoltà ci sono, ma dobbiamo avere il coraggio almeno di provare.

Andrea Luzzana nota come le difficoltà maggiori sono proprio dove è richiesto uno sforzo maggiore, nell’organizzare i pranzi e le attività caritative.

Don Gino fa notare che gli adolescenti possono essere fra i destinatari, ma non sono gli unici destinatari.

Don Stefano fa presente che si rischia di mettere “il lievito nel lievito”, il rischio di farci Festa da soli, dove forse non c’è necessità.
Chiede poi se nelle nostre case la Domenica è il pranzo della Famiglia? Siamo capaci in Famiglia di fare Pranzo? I figli siedono a tavola o sono ancora a letto provati dal Sabato Sera? Prima di organizzare un pranzo comunitario educhiamo a far vivere bene il pranzo in Famiglia.

Leandro Pirovano sottolinea come tutti i mesi hanno già delle domeniche caratterizzate di loro: settembre ha le Feste Patronali, Ottobre il Pellegrinaggio, Novembre i Santi, poi l’Avvento,… rischiamo di aggiungere proposte alle già tante ordinarie. Per dare senso alla Domenica cerchiamo di curare meglio ciò che già c’è, come i sacramenti e i corsi. Porta poi l’esempio dei Battesimi: dove è la Comunità? Ci sono solo i parenti e pochi anche quelli. I tre incontri in preparazione vanno bene? Perché non passare di casa in casa delle famiglie dei battezzandi? Queste nuove proposte devono essere calate sui destinatari, vanno prima definiti questi. I primi potrebbero essere i nuovi arrivati.

Mina Prometti propone di non destinare parte della questua alla Caritas, ma di abbinare proposte, come il Cesto della Carità, la raccolta di alimenti per l’infanzia, di coperte,… Coinvolgere le persone facendo fare una “Carità nuova”, non prelevare alla Carità che già fanno: potrebbe essere più coinvolgente.

Don Gino sottolinea come la “decima” è un’esperienza che ha sempre toccato i Cristiani: abbiamo l’obbligo di questo gesto. Senza Carità non siamo Cristiani. Il cesto della Carità c’è nelle chiese, ma ha più una funzione pedagogica: è legata all’educare più che al fare.
Basta venire a Messa per essere Comunità Eucaristica? Se non siamo capaci da fare comunità fuori da messa che Comunità siamo? I destinatari di questa proposte domenicali non sono i “soliti”, ma la comunità che viene a Messa la Domenica e poi non si rivedono fino alla Domenica dopo.
Tutte le proposte di stasera sono educanti e provocatorie: non vogliono e non devono diventare concrete subito. Nello specifico:

  • non costa tanto che nelle introduzioni liturgiche alla Prima Domenica del mese ci sia un po’ di catechesi sulla dimensione Comunitaria. Anche l’educazione alla corresponsabilità economica è facile da attuare. Non ho mai chiesto soldi a nessuno da quando sono prete, ma così facendo ho aiutato le persone ad essere responsabili dei bisogni della Parrocchia? L’organizzazione del pranzo è sì onerosa, ma è soprattutto provocatoria;
  • anche per la Seconda Domenica, quella della Carità, non si chiedono i soldi per un bisogno contingente, ma per educare alla Carità, per sentirmi responsabile dei poveri. Partecipare alla Comunione senza la Carità è un sacrilegio. Dobbiamo educare a questo;
  • essere Chiesa è essere capaci di contemplare il bello: chi è capace di contemplare il bello è capace di contemplare Dio. Questo è l’obiettivo della Terza Domenica della Cultura.

Non vogliamo aggiungere nulla al calendario, non impauriamoci per le iniziative concrete. L’obiettivo è educare chi viene a Messa, sensibilizzare.

Riccarda Granata conferma che in quarant’anni di vita a Seriate non ha mai sentito chiedere soldi da nessun Sacerdote, ma è giusto ricordare il concetto della decima, anche se la generosità non è mai venuta a mancare.

Don Gino sottolinea che l’unica occasione in cui si chiede esplicitamente qualcosa è per la Festa del Dono, ma c’è comunque la libertà di donare. Chiedere i soldi è un modo per far capire ai fedeli che la Parrocchia è casa loro, ne sono responsabili. 
Riprende poi il pensiero di Leandro Pirovano: giusto ripensare certi cammini, fare meglio ciò che già c’è.

Leandro Pirovano apprezza la proposta così come è stata ridetta. Senza l’incombenza delle cose extra può funzionare.

Attilio Rossoni evidenzia come il “taglio” della Domenica non debba essere solo dato dall’Introduzione o dalle Preghiere dei Fedeli, ma debba essere sostenuto anche dalle parole dei Sacerdoti. Senza risulterebbero sterili. Per tale motivo si riscontra la necessità di un coordinamento tra i sacerdoti che celebrano nella nostra parrocchia con lo scopo di identificare ed analizzare con precisione l’elemento caratterizzante che si vuole evidenziare nelle diverse Domeniche.

Don Stefano ricorda come il Laboratorio Liturgico sia un educare al Bello. Ci sono stati artisti che hanno lavorato dal vivo, hanno “costruito” il bello davanti a bambini entusiasti. Avanza poi la proposta di organizzare dei momenti di preghiera o delle Messe nei luoghi di Lavoro. Portare i ragazzi, magari durante il CRE, nei luoghi della fatica del lavoro, dove operano i genitori. Farli apprezzare la bellezza della responsabilità e della cooperazione nel lavoro.
Nota poi, attraverso il sacramento delle Confessione, come a molte persone basti la Messa Domenicale, per questo poi non partecipa ad altro.

Suor Maria Rosa sottolinea come don Gino abbia ben reso l’immagine della Festa Domenicale: dobbiamo viverla con gioia e come Comunità. Dobbiamo aiutare tutti a capire che non finisce con la Messa, ci si perde qualcosa di grande se ci si ferma all’Eucarestia.

Don Gino, concludendo gli interventi, riafferma la sua volontà di riprendere tutte le considerazioni emerse con la Segreteria del CPaP.
Lascia poi un esempio: una famiglia vive l’esperienza comunitaria quando mangia insieme, ma quando il figlio è in vacanza la comunione persiste nonostante la distanza. Dobbiamo imparare anche noi a sentire questa comunione, a sentirci Comunità non solo quando mangiamo insieme, ma oltre la Messa.

Ivana Belotti fa presente come sarebbe bello avere nelle chiese un “luogo della restituzione”: uno spazio dove far conoscere a tutti la vita comunitaria e caritatevole della Parrocchia. Per esempio far conoscere  i nomi dei Battezzati e degli sposati, o le iniziative concrete fatte nel mese per aiutare il prossimo.


Si passa poi al Terzo punto dell’Ordine del Giorno. Fausto Duca, referente della Commissione Comunicazione, rende noto che da domani il sito rinnovato della Parrocchia, dopo circa 6 mesi di lavoro e sperimentazione, sarà reso pubblico. Invita tutti a suggerire migliorie e ad iscriversi al servizio di “feed” per essere aggiornati sulle nuove pubblicazioni del sito, documenti del CPaP compresi.
Perché il sito decolli ci vuole la collaborazione di più persone per tenere aggiornato il calendario e pubblicare articoli: chiunque è ben accetto e segnali la propria disponibilità alla redazione tramite la mail.


Don Gino ricorda i prossimi appuntamenti per il CPaP:

  • la Tavola Rotonda sul Lavoro del 8 giugno alle 20.45 presso il Salone dell'Oratorio
  • l’ultimo incontro del CPaP del 16 giugno dalle 15.00 alle 18.00 al Centro Pastorale Parrocchiale. Sarà l’occasione per pregare, fare una verifica del lavoro svolto e ascoltare il cammino delle Commissioni.

Terminati i punti all’Ordine del Giorno, alle ore 23.10 la seduta è tolta. 

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