Farli crescere, dare spazio e fiducia

Pubblichiamo il testo integrale dell’articolo apparso
sulla Voce di Seriate di Gennaio 2018

Cosa cercano le aziende dai giovani?  Per capire il punto di vista del mondo del lavoro abbiamo fatto alcune domande ad Alessandro Piazzoli, Direttore del Personale della Lovato Electric S.p.A.: 260 dipendenti, di cui l’80% proviene da Bergamo/Hinterland e strettamente a contatto anche con il Majorana di Seriate.

 

1- Cosa cerca un’azienda dai giovani: sono un contributo strategico?

In relazione a “neo-diplomati e neo-laureati”, una azienda non pretende un immediato  contributo strategico dai giovani,  ma si aspetta:  a) voglia di apprendere, atteggiamento fondamentale che si dà per scontato ma non sempre si trova; b) flessibilità, intesa come capacità di cambiare in corso d’opera perché il mercato cambia ogni giorno  c) avere capacità trasversali, ossia che abbiano anche competenze relazionali oltre alle tecniche tipicamente fornite dalla scuola.

2 – Quali sono i criteri e gli strumenti di selezione e assunzione?

Il primo criterio è la valutazione del profilo (CV) fornito dal candidato stesso.  In  Lovato ogni candidato viene intervistato da almeno tre persone (risorse umane, responsabile diretto e dirigente di settore).

Cosa si considera?  a) Il profilo riportato nel CV che  deve essere “sincero” e denotare una buona conoscenza della lingua inglese; b) il  livello scolastico deve essere adeguato, si privilegiano  diplomati e laureati con una buona votazione e con un percorso di studi regolare;  c) bisogna essere determinati;   d) è necessario denotare caratteristiche relazionali e di problem solving.   Le suddette capacità vengono talvolta riportate nel profilo stilato dal candidato ma sono comunque approfondite e verificate in sede di colloquio anche utilizzando quesiti tipici delle tecniche di assessment.

Bisogna inoltre segnalare che, in relazione a certe figure professionali, il territorio di Bergamo non offre molte candidature per cui l’attività di ricerca e selezione è talvolta complessa.

 

3 – Che prospettive può offrire un’azienda ai giovani e rispettivamente i giovani all’azienda?

Le prospettive che l’azienda offre al candidato sono: a) una sicura crescita professionale perché in Lovato  i neo-assunti sono molto seguiti, formati ed affiancati.  La Lovato cura molto la formazione e dispone anche di una struttura dedicata alla formazione, la Lovato Academy,   nella quale vengono svolte svariate iniziative  rivolte sia ai clienti che ai dipendenti.  La Lovato inoltre offre:  b) rapporti di lavoro stabili (oltre il 95% dei dipendenti hanno contratti a tempo indeterminato)  e ciò è alla base della forte fidelizzazione  dei dipendenti: ogni anno, si premiano infatti molti dipendenti con 25, 30, 35 e 40 anni di anzianità. La Lovato offre inoltre un contesto di lavoro motivante e che consente una integrazione fra i dipendenti grazie anche all’effettuazione di varie iniziative organizzate annualmente dall’azienda.

I giovani all’azienda offrono: a) competenze tecnico-informatiche;  b) spirito innovativo;  c) flessibilità operativa;  d) energia positiva.

 

 

4 – Quali sono i punti di forza e di debolezza nei giovani lavoratori?

 I punti di forza sono relativi alle competenze specifiche assicurate dalla scuola. Le difficoltà che notiamo nei giovani sono la scarsa conoscenza dell’inglese, soprattutto per i diplomati; le limitate competenze relazionali ed  infine nell’approccio al problem solving, ossia nella difficoltà di affrontare un problema tenendo conto di tutte le sue sfaccettature.

 

5 – Cosa cerca un’azienda nell’alternanza scuola-lavoro?

Per la Lovato l’alternanza scuola-lavoro è un credo. L’azienda dedica tempo e risorse e collabora con varie  scuole di Bergamo da vent’anni. Abbiamo collaborato in vari progetti con la Pesenti, si è ratificato un accordo di collaborazione con il Paleocapa e si collabora storicamente con il Majorana.   Ogni anno dal Majorana di Seriate arrivano ragazzi in stage e finanziamo borse di studio.  Con il Paleocapa di Bergamo nell’ambito del suddetto accordo, siamo diventati l’azienda madre (tutor) della classe 3ª,4ª e 5ª elettrica ed ogni anno facciamo 40 ore di formazione garantendo ad ogni ragazzo 120 ore in tre anni.  Ad ogni studente ospitato in azienda (provenienti da circa 10 istituti) garantiamo un percorso formativo e di affiancamento,   motivazione, il vivere la vita aziendale con il rispetto degli orari e l’utilizzo della mensa e diamo anche un  contributo di 50 euro a settimana.  All’alternanza scuola-lavoro ci crediamo ed è una precisa scelta imprenditoriale quella di assicurare questa vicinanza al mondo della scuola. Che opportunità abbiamo?  Oltre a fare un servizio al territorio di Bergamo ed ai giovani, abbiamo la possibilità di conoscere e valutare in anticipo dei ragazzi che magari andranno a far parte della squadra ”Lovato”.  Vari nostri dipendenti hanno  infatti iniziato il loro rapporto con la nostra realtà facendo questa esperienza.

 

6 – In un’azienda i livelli di motivazione sono più elevati tra i giovani o tra i “veterani” ?

Non vedo  una grossa differenza tra giovani e veterani.   Però, mentre può essere tollerata e giustificata una sorta di demotivazione in qualche anziano, è più preoccupante quando certi atteggiamenti sono presenti in qualche giovane.   Mi trovo talvolta nella situazione nella quale i “dipendenti senior”  mi fanno notare la  mancanza di reattività e di voglia di imparare in qualche giovane.

Nei rari casi in cui si presentano queste situazioni, l’azienda  fa comunque il possibile per motivare e correggere queste situazioni spiegando al giovane che oltre a fare un danno all’azienda lo fa soprattutto a se stesso.

 

 

7 – I giovani rappresentano quel cambiamento culturale che un’azienda auspicherebbe oppure ai fini aziendali non ha alcun valore?

 

Non basta entrare in azienda, anche con il massimo dei voti, per generare cambiamento, ma deve essere l’azienda che, impostata al cambiamento, stimola e promuove le capacità del giovane per accelerare tale cambiamento. In altri termini, i giovani sono acceleratori di cambiamento culturale ma comunque in un contesto, in un alveo creato dall’azienda.

La Lovato crede nei giovani e ciò è anche confermato sia dagli sforzi fatti per farli crescere ma anche da una recente affermazione del vertice dell’azienda che rivolto ai responsabili li ha esortati ad assicurare attenzione ai giovani usando il concetto:  ≪farli crescere (formazione) e dare spazio, fiducia≫.

Tutti i dipendenti di una azienda compongono il “capitale umano” della stessa ed in questo contesto i dipendenti senior devono assicurare la continuità dell’azienda nel breve-medio termine con la loro esperienza, la conoscenza dei processi  ma anche facendo crescere i giovani che rappresentano il futuro dell’azienda nel medio-lungo termine.  Il “profitto” dell’azienda ed il suo futuro sono pertanto garantiti dall’inserimento di nuovi dipendenti e quando ciò avviene, l’azienda deve fare in modo di scegliere la persona con la giusta potenzialità  ma deve poi formarla, correggerla, motivarla,  aiutarla a trovare la giusta collocazione e ad esprimersi al massimo anche tollerando che vengano commessi degli errori nel percorso di crescita.   Non è facile, ma chi è responsabile ha di fronte queste sfide. Ecco, in questo contesto  i giovani sono facilitatori di un cambiamento in un contesto aziendale sano.

 

 

8 – Famiglia, scuola, lavoro. Quali suggerimenti darebbe alla famiglia e alla scuola per aiutare i giovani al lavoro? E quali invece ad un giovane?

Ai giovani  una certezza: l’azienda li valuterà anche sulla base della votazione e della  tempistica con la quale hanno conseguito un diploma o una laurea.  È bene che la scuola venga vissuta come lavoro e con passione. Inoltre una considerazione:  un giovane che si immette nel mondo del lavoro dovrà poi lavorare oltre 40 anni e non avrà un futuro sereno se non conosce l’inglese. Questi discorsi li facevo al Majorana di Seriate, ai genitori quando accompagnavano i figli della terza media per l’orientamento. Alla domanda “cosa cercano le aziende ad un giovane?” rispondevo ai genitori: “sentite, vostro figlio si diplomerà fra 5 anni o conseguirà la laurea fra 10 anni e dovrà lavorare almeno 40 anni.   Siccome le aziende operano in un contesto multiculturale e di globalizzazione sarà necessario la conoscenza di una o più lingue. Quindi, senza la conoscenza dell’inglese, i ragazzi italiani rischiano di avere seri problemi nel mondo del lavoro anche se  diplomati.   Alla scuola direi che ha imboccato la strada giusta con l’alternanza scuola/lavoro proprio perché è necessario avvicinare la scuola alle esigenze delle aziende ed in un mondo in continuo cambiamento devono continuare a trovare delle partnership. Ottimo il lavoro di vari istituti di Bergamo fra cui il Paleocapa ed il Majorana di Seriate perché sono vivaci sul territorio, sono molto attenti, incontrano e visitano le aziende, prendono spunto per capire dove è orientato il mondo del lavoro.   Le famiglie hanno un’altra sfida. Sono già attente nello sfruttare tutte le possibili occasioni per conoscere le opportunità formative tramite gli “open-day” (per il diploma),  dovrebbero però prendere informazioni in relazione alle reali opportunità di lavoro perché i media non forniscono tali informazioni.  Un esempio: la nostra azienda segue i futuri periti meccanici quando sono al 4° anno!   I periti meccanici che si formano a Bergamo sono pochi e cominciano a lavorare il giorno dopo il diploma. I genitori spesso non lo sanno e magari indirizzano un figlio, che vuol fare il perito,   in altri percorsi di studio che hanno meno opportunità occupazionali.  È importante documentarsi perché bisogna capire cosa offre il territorio. Altro suggerimento per le famiglie: non forzare i figli non motivati ad intraprendere un percorso universitario. Incontro infatti dei giovani che si sono laureati in 7- 8 anni oppure che, dopo 2 anni, hanno lasciato l’università ed alla mia domanda sul perché di questi ritardi/decisioni rispondono: ho iniziato perché lo faceva anche il mio amico,  i miei mi hanno consigliato di provarci che intanto mi potevano mantenere, ecc..  L’università, a maggior ragione, va vissuta con passione e come un vero e proprio lavoro.

 

9 – L’azienda globalizzata quale visione ha rispetto al futuro dell’attuale gioventù? (Speranza o pessimismo?)

 

Molta speranza ma soprattutto “come opportunità”  in quanto le aziende  devono competere in un mercato sempre più complesso e dinamico. Faccio un esempio. Come Risorse Umane ho un piano del personale relativo al 2018 (es. buyer, progettisti, controllo qualità, ecc.)   e faccio pertanto molte interviste.   Quando intervisto dei profili interessanti, anche se non sono previsti nel piano del personale, mi faccio carico di verificare con i responsabili la candidatura in quanto se il candidato mi sembra che abbia del “talento” è un peccato “non valutarlo” con attenzione.   Ecco, un giovane va visto da un doppio punto di vista: una risorsa perché deve dare il suo contributo lavorativo ma anche un’opportunità per l’azienda che deve attrezzarsi per far fronte ai cambiamenti del mondo nel lungo periodo.

 

10 – Potrebbe esistere una mission aziendale che aggreghi, renda partecipi i giovani lavoratori con la funzione di un miglioramento delle condizioni di vita e relazionali, o si punta solo al profitto senza sentirsi parti di un progetto comune?

 

Non si punta al solo profitto ma l’obiettivo è l’integrazione e la crescita dei giovani.

Ad esempio, quando i giovani neo-assunti entrano in Lovato vengono ricevuti dopo pochi giorni,  direttamente dal presidente dell’azienda che consegna loro il volume storico stampato in occasione dei  festeggiamenti dei 90 anni di fondazione dell’azienda.  Simbolicamente si trasmette la forza dell’azienda, la memoria storica, i valori, la mission.   Nel volume c’è la narrazione della famiglia fondatrice, la nascita di una azienda, le varie società nel mondo, un modus operandi attento alla persona, le diverse macchine e la loro evoluzione, i reparti, i vecchi prodotti. Con questo gesto, da subito, i neo-assunti fanno parte dell’azienda.

Talvolta si osserva che sono  i giovani ad avere difficoltà nel sentirsi parte dell’azienda e torno alle “bucce di banana” di prima: può succedere che un neo-diplomato a 20 anni “al sé cȏpé mía”;  può succedere che un laureato, almeno inizialmente,  entri in azienda per “fare CV”.

L’azienda fa comunque molti sforzi per garantire l’integrazione  e lo sviluppo di un forte senso di appartenenza:  l’amministratore delegato conosce ogni neo-assunto, il presidente  fa addirittura un omaggio simbolico importantissimo  con lettera di accompagnamento, non si abusa con le richieste di straordinario per consentire una vita “esterna” che tuteli anche la famiglia ed i propri interessi. Non solo,  ci sono molte manifestazioni aziendali che agevolano l’interazione tra le persone, per esempio la biciclettata, apriamo l’azienda alle famiglie, la pesca, lo sci, ritrovi, momenti conviviali, premiazioni e il giorno 8 aprile 2017 abbiamo inaugurato il nuovo centro servizi la nuova mensa aziendale, la palestra gratis per i dipendenti e l’area relax. Per i dipendenti organizziamo gratuitamente altre iniziative gratuite (es. corsi di yoga).

In sostanza, tutti fanno parte dell’azienda ed il principale documento relativo alla “strategia”  rivolto a  tutti i dipendenti, e che rappresenta la politica aziendale, cita tra gli obiettivi: “migliorare costantemente le condizioni di lavoro e la prevenzione di rischio, sviluppare la capacità di attrarre i migliori talenti (i giovani) in modo da poter disporre di risorse umane eccellenti”.

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