Consiglio Pastorale del 14.02.2017

Verbale di
martedì 14 febbraio 2017

Centro Pastorale Parrocchiale

Alle ore 20.30, con l’Adorazione Eucaristica Silenziosa nel Santuario del Sacro Cuore s’è dato il via al quarto incontro dell’Anno Pastorale.

Assenti: Francesco Chiesa, Maurizio Chigioni, Fausto Duca, Virginio Fornoni, Angelo Paganessi, Alberto Pinetti, Leandro Pirovano, Marco Redolfi, don Giulio Dellavite, don Vladimir Kolupaer, don Denis Kouakou, diacono Giuseppe Lo Sardo e rappresentati Suore Scuola Materna di via Colleoni.


Viene approvato il verbale della seduta precedente.


Don Mario comunica che il membro Ivana Belotti di è dimessa dal CPaP. Non verrà surrogata in quanto a breve andremo a riformare il nuovo CPaP.

Introduce poi il tema della serata, ricordando che sospendiamo per un incontro l’analisi dei vari Ambiti Pastorali abbinati alle Zone, per conoscere e portare il nostro contributo rispetto la riforma dei Vicariati che la nostra Diocesi sta studiando. Ogni Vicariato sta analizzando questa riforma con una équipe di laici composta da due membri per ogni CPaP. La Parrocchia di Seriate è rappresentata da Marco Zucchelli e Gianantonio Farinotti, che questa sera ci guidano nell’incontro con l’intento di raccogliere osservazioni da portare al Vicario.

Marco Zucchelli legge e commenta il testo preparato da don Giulio Dellavite sulla riforma dei vicariati che nella prima parte presenta in particolare alcuni stralci della lettera pastorale del nostro Vescovo “CAMMINARE INSIEME NELLA GIOIA DEL VANGELO” e nella seconda presenta a livello generale le nuove prospettive di riorganizzazione della Chiesa di Bergamo.

“Gli aspetti che richiedono una rinnovata attenzione sono: la formazione e l’autoformazione di chi opera; la generatività delle nostre opere e il rapporto con il “territorio”; la dimensione evangelizzante della carità; la declinazione della carità nei diversi ambiti di vita, in un contesto segnato dal problema dell’invecchiamento e del futuro, dal cambiamento nel mondo del lavoro, da una progettualità debole e limitata, da dinamiche individualiste. (…)

 Ho avvertito crescere e delinearsi in maniera sempre più chiara l’esigenza di un ripensamento e di un rilancio dei Vicariati locali. A partire dal Concilio la fisionomia del Vicariato assume sempre più i connotati dell’impegno pastorale in rapporto al “territorio”, inteso come insieme dei mondi vitali e rappresentativi e delle loro interazioni; proprio per questo diventa luogo ecclesiale in cui si esprime in modo significativo la vocazione e la missione dei laici e la loro corresponsabilità. Il Vicariato diventa condizione concreta di promozione e coordinamento di una pastorale condivisa.

 La situazione si è progressivamente indebolita per ragioni che ricordo sommariamente: il venir meno della spinta partecipativa a tutti i livelli; la pesantezza e l’impressione di inutilità degli organismi pastorali; la debolezza del Vicariato nei confronti della Parrocchia e della figura del Parroco; la nascita delle Unità pastorali e la sensazione di una moltiplicazione insostenibile di strutture ecclesiali; il ripiegamento su dinamiche interne alla comunità cristiana; la difficoltà ad esprimere in modo generativo il rapporto tra comunità cristiana, società civile, storia contemporanea; il venir meno di una presenza laicale a livello di responsabilità programmatiche; la difficoltà a sostenere le finalità iniziali del Vicariato a fronte della diminuzione e dell’invecchiamento del clero e anche dei laici.

 Si tratta di perseguire quattro finalità pastorali: 1) promuovere e alimentare il rapporto con il “territorio”, assumendo come riferimento i cinque ambiti indicati dal Convegno ecclesiale di Verona: amore e relazioni, lavoro e festa, fragilità umane, tradizioni ed educazione, cittadinanza e politica; 2) suscitare e riconoscere la corresponsabilità dei laici a partire dalle loro competenze negli ambiti ricordati; 3) sostenere una formazione qualificata degli operatori pastorali; 4) delineare alcune forme di intesa pastorale nell’ambito del Vicariato.

 L’orizzonte della riforma è delineato dalla prospettiva dell’evangelizzazione e del servizio evangelico della Chiesa ad ogni persona umana; dal riconoscimento del ministero presbiterale, della vocazione laicale sia personale che comunitaria, della testimonianza della vita consacrata e dei diversi carismi, nelle loro connotazioni proprie; dalla collaborazione tra i diversi soggetti ecclesiali nella prospettiva di forme di incontro, dialogo e sinergia con i soggetti istituzionali, sociali e culturali presenti sul territorio.

La riforma prevede la definizione di Vicariati di dimensioni più grandi, che assumono il nome di Vicariati territoriali. Le maggiori dimensioni non sono semplicemente l’allargamento degli attuali Vicariati, ma espressione di coerenza geografica e storica e soprattutto di rilevanza sociale e culturale: rappresentano concretamente la condizione che consente di perseguire con maggior efficacia le finalità indicate.

L’allargamento quantitativo del Vicariato e le sue nuove competenze pongono in modo nuovo la questione della figura e della missione del presbitero e particolarmente del presbiterio nella sua forma locale. Ora, in occasione di questa riforma, si tratta di rilanciarla attraverso una figura relativamente nuova: quella della “fraternità presbiterale”. Si tratta innanzitutto di uno stile di vita che caratterizza l’intera comunità cristiana e che Papa Francesco ha ultimamente indicato come la risposta cristiana alla frammentazione, alle divisioni, alle ostilità del nostro tempo. (…)

Come si può constatare si tratta di un cammino impegnativo che si propone di alimentare una condivisione non semplicemente formale e strutturale, ma soprattutto far crescere una coscienza ecclesiale diffusa in ordine alla missione della Chiesa e alla fraternità come stile di vita. La lettera “EVANGELII GAUDIUM” di Papa Francesco rappresenta la fonte che ispira questo cammino.

Non si tratta di un’operazione organizzativa, che poteva essere realizzata in tempi molto più brevi: piuttosto si tratta della possibilità di far diventare una concreta riforma strutturale, l’occasione di un ripensamento condiviso che favorisca la conversione ecclesiale alla quale la nostra Comunità diocesana non vuole sottrarsi. “Ci sono strutture ecclesiali che possono arrivare a condizionare un dinamismo evangelizzatore; ugualmente, le buone strutture servono quando c’è una vita che le anima, le sostiene e le giudica. Senza vita nuova e autentico spirito evangelico, senza fedeltà della Chiesa alla propria vocazione», qualsiasi nuova struttura si corrompe in poco tempo” (EG 26).

 LA RIDUZIONE DEL NUMERO DEI VICARIATI DA 28 A 10 (o poco più)

Se il punto di partenza concettuale è la Chiesa in uscita che si pone in dialogo con il territorio, non si può prescindere dalla strutturazione in 10 AMBITI della società civile che riguarderà aspetti di riorganizzazione delle provincie e delle ASST (ex ASL) con particolari autonomie nelle definizione delle regolamentazioni, delle direttive, dei controlli a cui le parrocchie dovranno rispondere. Pericolo è intendere il nuovo Vicariato Territoriale come la versione obesa degli attuali Vicariati. Sono totalmente diversi anche se il nome è lo stesso per necessità canoniche legate soprattutto per quanto riguarda le funzioni e i poteri del “Vicario” del Vescovo sul territorio.

 LA NUOVA PROSPETTIVA: LE RELAZIONI GENERATIVE

LA PARROCCHIA è il luogo in cui si giocano le tre dimensioni delle Lettere Pastorali che hanno guidato il cammino della diocesi in questi anni:

 Donne e uomini capaci di VANGELO: la comunità che si lascia formare dalla Parola di Dio nelle sue relazioni diventa capace di un annuncio che educa, partendo dalla comunità adulta (la famiglia Chiesa domestica, i genitori primi catechisti) che non è solo il servizio ai sacramenti dei ragazzi (iniziazione cristiana). Da donne e uomini capaci di Vangelo scaturisce quel servizio che è la catechesi. Il principio non è il convogliare le forze sull’erogazione di prestazioni (i sacramenti), ma sulla dinamica di costruire relazioni buone capaci di annuncio e di testimonianza: credenti credibili.

 Donne e uomini capaci di EUCARISTIA: la Chiesa fa l’Eucaristia e l’Eucaristia fa la Chiesa, cioè la comunità che celebra bene fa nascere al suo interno servizi specifici che aiutano a celebrare meglio e a incontrare il Signore che unisce e convoca la comunità: LETTORI, MINISTRI STRAORDINARI, SERVIZIO LITURGICO…

 Donne e uomini capaci di CARITÀ: non è organizzare il “servizio Caritas” per i bisognosi, ma è il curare la dimensione di “amoris laetitia” che si fa accoglienza, comprensione, dialogo, premura, apertura alle situazioni di difficoltà (e non solo di povertà) da cui scaturisce il servizio (“diaconia”) di attenzione al vicino (al “prossimo” e non solo a profugo), come dice San Paolo: la carità/amore di Cristo ci spinge… se anche facessi miracoli ma non avessi la carità/amore risuonerei a vuoto.

 LE UNITÀ PASTORALI raggruppando alcune parrocchie con la loro specificità diventano il luogo della formazione per gli operatori del Vangelo, dell’Eucaristia, della Carità: le dinamiche delle buone relazioni vanno giocate nelle singole comunità, ma le forze vanno messe insieme per sostenere la specificità di ognuno, collaborando e creando una ricaduta virtuosa in loco.

 LE FRATERNITÀ PRESBITERALI non sono grandi come i nuovi vicariati, non sono piccole come le unità pastorali, ma diventano una dimensione intermedia che ha come focus le buone relazioni tra i sacerdoti, quindi prima che l’organizzazione di eventi o la collaborazione per la gestione delle comunità sono palestra di relazione per i preti che sono poi chiamati ad essere i custodi e i formatori all’interno delle comunità. È questo uno degli aspetti primari nel vicariato attuale: il trovarsi insieme a riflettere, a pregare, a mangiare, a condividere esperienze positive e difficoltà, a confrontarsi su linee comuni da tenere. Non è tanto importante “cosa” si fa, ma il “come” si sta insieme per ricaricarsi anche e tornare poi nelle singole comunità dove affrontare le fatiche pastorali. Il Vicariato attuale ha poi un secondo aspetto che è quello organizzativo della vita delle parrocchie, che può entrare anche nelle fraternità sacerdotali, ma non sta specificatamente più né qui, né nel grande vicariato quanto piuttosto nell’organizzazione delle unità pastorali. Ai vicariati attuali manca invece la strutturazione di un dialogo “laico” con il territorio, come Chiesa in uscita, che era solo affidato a eventi spot: questo è esattamente l’orizzonte dei nuovi vicariati territoriali così ampi, che quindi non hanno come target la gestione “interna” delle comunità, ma il dialogo con l’esterno, col territorio, con il mondo laico giocandosi sui 5 ambiti della vita dell’uomo.

 IL VICARIATO TERRITORIALE ha come orizzonte i 5 ambiti: amore e relazioni, lavoro e festa, fragilità umane, tradizioni ed educazione, cittadinanza e politica. La comunità nelle sue relazioni scopre che al suo interno ha persone che per formazione, capacità, esperienze lavorative possono in modo particolare dare contributi specifici nel dialogo con il territorio, necessariamente “ampio”. Forzando si potrebbe dire che sono figure di “esperti” e non tanto i “rappresentanti” degli operatori nelle comunità (come è ora nel consiglio pastorale vicariale). Le belle competenze creeranno relazioni buone con il mondo sociale, le istituzioni, il territorio, i soggetti laici, da avere ricadute fruttuose e generative sulle singole comunità: creando un circolo virtuoso dall’esterno all’interno, dall’interno all’esterno. La scommessa sarà come mettere in dialogo i tre cerchi concentrici (parrocchie/unità pastorali/animatori pastorali – le fraternità sacerdotali – i Vicariati territoriali con gli ambiti) che hanno ciascuno finalità diverse e non sono ingrandimenti di organizzazione a scala”.

Compito della serata è prima di tutto riflettere sui punti di forza e di debolezza che hanno accompagnato gli attuali Vicariati e nel contempo dare alcune indicazioni ai Consiglieri Gianantonio Farinotti e Marco Zucchelli che partecipano al gruppo di lavoro promosso dal Vicariato in preparazione di uno specifico incontro sul tema con il Vescovo.

Gianantonio Farinotti integra la presentazione di Marco Zucchelli sottolineando il fatto che dopo una difficoltà iniziale nel comprendere il progetto, negli incontri condotti in sede vicariale si sta ora puntando ad un approfondimento delle varie questioni (di senso e organizzative) poste dalla riforma, per comprenderne natura e prospettive.
Trova un’analogia fra la riforma proposta dalla Diocesi e la riprogrammazione in atto nella nostra Parrocchia, entrambe nate a partire da una lettura sui cambiamenti ‘epocali’ in atto ed entrambe fondate sull’assunzione, quali riferimenti per i percorsi, dei 5 ambiti (o vie come le chiama il Vescovo) del convegno ecclesiale di Verona.
A suo avviso due sono i punti, da approfondire e su cui definire possibili ‘cambiamenti’, sui quali si gioca la buona riuscita o meno della riforma: il ruolo dei laici e il “mestiere del prete”; a questo occorre aggiungere un’attenzione: quella di evitare di fare in luoghi diversi (parrocchia, unità pastorale, vicariato territoriale) le stesse cose.

Don Mario fa notare come ci sia una situazione di grosso cambio sia in Parrocchia, sia in Vicariato che in Diocesi. Alcuni dati possono essere d’esempio.
Nel 2016 a Seriate ci sono stati 241 nati, di questi 50 extracomunitari, che diamo per scontato siano di altra religione. I battesimi del 2016 sono stati 88, meno della metà; si conferma il dato dello scorso anno.
I defunti sono stati 196, ma i funerali 168. Non sappiamo quante famiglie non abbiano chiesto le esequie religiose perché alcuni di questi funerali erano di residenti fuori parrocchia, però seriatesi. Tuttavia i funerali civili sono in aumento, come in aumento una partecipazione superficiale ad essi (i parenti che rimangono seduti tutto il rito, certe scene di ricordi plateali dei parenti defunti che hanno poco da spartire col vero senso celebrativo….
I matrimoni celebrati in Parrocchia sono stati 33 (5-6 copie di non residenti), mentre altri 31 matrimoni di residenti sono stati celebrati in altra Parrocchia. Siamo a una sessantina di matrimoni religiosi contro 69 matrimoni civili. Quante persone poi non hanno ufficializzato il loro rapporto?
Sono evidenti segni di disaffezione.
Riprendendo il documento oggetto di lavoro, il Parroco sottolinea come ci sono tre livelli diversi:

  1. le Fraternità Parrocchiali: sacerdoti che si incontrano per vivere insieme
  2. Unità Pastorali: sulla falsa riga di quello che avviene fra le Zone di Seriate, più Parrocchie si uniscono per un cammino comune
  3. Vicariati: hanno il ruolo di interfacciarsi con la realtà civile

Maria Rizzi sostiene che il funzionamento degli attuali Vicariati dipende molto da chi c’è, dalla volontà di farli funzionare o meno. Porta l’esempio delle confessioni vicariali per adolescenti e giovani il lunedì santo: come catechisti si è consapevoli che il numero di ragazzi che vi partecipa è inferiore rispetto alle confessioni celebrate in Parrocchia, ma poiché si crede in questa apertura e in un respiro più ampio si è sempre deciso di partecipare.

Don Marco Giudici chiede che funziona avrà il nuovo Vicariato, amministrativa o pastorale? Se amministrativa capirei la funzione, se pastorale no, vedrei molte fatiche, le stesse che abbiamo già noi fra Zone.

Marco Zucchelli risponde che sarà l’Unità Pastorale il luogo della formazione degli operatori e della programmazione pastorale. Il Vicariato, con le sue cinque vie sarà il luogo dell’apertura al territorio, al rapporto con le tante belle realtà che lo compongono, comprese le sue istituzioni pubbliche. Sarà il luogo capace di generare piste di lavoro per una nuova evangelizzazione con chi non vive più la proposta di fede. Il Vicariato probabilmente potrà avere anche alcune funzioni di supporto per l’attività amministrativa delle singole Parrocchie. Molto dipenderà anche dal ruolo del Vicario territoriale e dalla riorganizzazione della Curia Vescovile.

Cecilia Morosini vede necessario definire bene i ruoli. Nella storia precedente, ad ogni cambio di Vicario cambiava anche l’idea e la funzione del Vicariato stesso, ripartendo ogni volta da capo.
Non si è mai riusciti a percepire un Vicariato che potesse essere a servizio delle Parrocchie.
Che ci sia una decrescita numerica è evidente: il Vicariato, per esempio, potrebbe studiare il fenomeno e dettare delle linee guida che poi vengono attuate nelle Parrocchie.

Attilio Rossoni, che ha vissuto l’esperienza giovanile della realtà del Vicariato, nota come i rapporti fra sacerdoti influenzava molto l’andamento e la qualità delle proposte. La stessa dinamica l’abbiamo sperimentata più volte nei rapporti fra le Zone: un buon rapporto fra sacerdoti era garanzia di un buon rapporto e collaborazione fra le Zone.
Sostiene quindi che è in questo rapporto fra preti che si giocherà il successo dell’unità pastorale.

Maria Rizzi trova interessante che la parte amministrativa possa essere gestita da laici competenti, permettendo così ai Parroci di essere più liberi per la pastorale e vicini alle “gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi” (Gaudium et spes).

Don Mario fa notare come a Seriate ci sia già una Fraternità con 10 preti, così come una Unità Pastorale con le 5 Zone. A Seriate non penso ci saranno grandi fatiche nell’attuare le nuove indicazioni, siamo avvantaggiati rispetto ad altre Parrocchie.
L’unica difficoltà potrebbe venire dal nuovo concetto di Vicariato, ma se la novità è più sul versante amministrativo poco ci influenzerà.
Si tratta poi di capire che ruolo avrà il Vicario e quale potere decisionale avrà.

Marco Zucchelli ricorda il lavoro fatto in passato come Consiglio Pastorale nel descrivere il lavoro e i rapporti fra le Zone: tutto questo può essere utile da riportare al gruppo di lavoro nel Vicariato che sta approfondendo la riorganizzazione dei Vicariati.
La concreta operatività della riforma è ancora in divenire. Tra i tanti punti che hanno bisogno di essere approfonditi vi è ad esempio tema del ruolo dei laici. L’ipotesi di riforma da un forte spazio e ruolo ai laici. Nel Vicariato avranno un ruolo fondamentale: chi saranno? Volontari o stipendiati? Chi li sceglie? Uno dei temi che ha bisogno di essere probabilmente ancora approfondito è proprio il rapporto tra laici e presbiteri.

Don Mario sostiene come la Diocesi di Bergamo sia molto clericale, poco abituata al ruolo dei laici, che quindi sono poco formati e preparati.

Maria Rizzi porta l’esperienza di un oratorio senza curato, quello di Casnigo, ascoltata al corso per le equipe educative organizzato dalla diocesi. Un gruppo di laici già impegnato nell’ambiente, facendosi aiutare dalla diocesi, ha formato un’equipe educativa riconosciuta ufficialmente dal parroco e poco a poco anche dagli operatori pastorali. Certo, la gestione senza curato, risulta essere più difficile perché, a differenza dei laici, il sacerdote è riconosciuto da tutti come persona di riferimento autorevole.
L’equipe educativa senza curato funziona se si ha l’accortezza di porre attenzione alla condivisione di ogni scelta, anche se, a volte, potrebbe sembrare non necessaria. I componenti dell’equipe evidenziavano notevoli progressi rispetto agli inizi e un clima sempre più sereno.

Don Marco Giudici chiede i tempi dell’attuazione di questa riforma.

Marco Zucchelli risponde che nella lettera pastorale si declina un tempo lungo di riflessione che dovrebbe concludersi nell’anno 2018

Don Marcello Crotti sostiene che culturalmente non siamo pronti per questo passaggio, preti per primi. E’ necessaria una formazione che parta già dal seminario.

Giovanna Sottocornola sottolinea che questa impostazione dà l’idea di una organizzazione aziendale. Il prete ha bisogno di tempo per l’incontro personale, per la relazione.

Don Marco Giudici vede un futuro simile a quello delle terre di missione, dove il prete arriva raramente nelle singole comunità. La Parrocchia dovrà imparare ad essere meno clericale e più comunitaria.

Giovanna Sottocorna si chiede inoltre se i nuovi Vicariati con un forte accento amministrativo non siano un doppino degli Uffici di Curia.

Marco Zucchelli concorda nel ritenere che il ruolo dei futuri Vicariati e la riorganizzazione degli Uffici di Curia saranno probabilmente ulteriori elementi da approfondire.


In conclusione del Consiglio Pastorale, don Mario informa che domenica 2 luglio, ci sarà un’uscita parrocchiale per tutti i volontari dei diversi ambiti, che va a sostituire e unire tutte quelle iniziative (gite, cene, ritrovi,..) legate ai singoli gruppi. E’ un modo anche questo per essere Parrocchia unita.


L’incontro si conclude alle ore 22.39.

 

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