Consiglio Pastorale del 20.01.2015

Verbale di
martedì 20 gennaio 2015

Centro Pastorale san Giovanni XXIII

Dopo aver sostato e pregato davanti all’Eucarestia nella Chiesa di san Giovanni XXIII, alle ore 21.08 s’è dato il via al secondo incontro dell’Anno Pastorale del CPaP presso il salone dell’omonimo Centro Pastorale.

Membri assenti: Eugenio Alborghetti, Duca Fausto, Elena Lussana, Massimo Campana, Mariella Manenti, Cecilia Morosini, Marzio Pallini, Alberto Pinetti, Mina Prometti, don Piero Paganessi, rappresentante Suore presso Scuola Materna di via Colleoni, rappresentante Suore Istituto Sacra Famiglia.


Viene approvato il verbale della seduta precedente.


Don Gino, partendo dal Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 1441, 1443), tiene una breve riflessione introduttiva al tema della confessione. A livello culturale la confessione soffre di stanchezza; non così è per la comunione, precisando che la confessione non è il “lascia passare” per la comunione. Si accede con facilità all’eucaristia e con difficoltà alla confessione. Pare poi che la stanchezza sia anche dei preti: spesso i confessionali sono vuoti.
Il CCC rimuove il contesto riduttivo della confessione, ponendola a pieno diritto nel “memoriale” della salvezza, nella celebrazione, qui ed ora, della salvezza operata da Cristo. Pensare che sia solo una lista dei peccati sarebbe riduttivo.
La confessione “strappa l’uomo dal suo peccato”, da solo l’uomo non può emergere dalla sua indegnità. Come non siamo autosufficienti nel curarci il corpo, così è per la salute dell’anima.
La confessione svela poi il mistero del male, contro il relativismo delle coscienze. Esiste un bene oggettivo e la trasgressione da questo bene è il male. Capita di fare delle cose sbagliate senza percepire di sbagliare: è l’effetto del soggettivismo.
La confessione rivela poi che Dio è Misericordia. Misericordia e Dio coincidono. Capire cosa sia la Misericordia è capire la frase del profeta Isaia “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie”. La Misericordia non è il chiudere gli occhi al peccato da parte di Dio, un cancellare il male, ma è Amore costante che non si interrompe davanti al peccato. La testa di Dio non è la testa dell’uomo, il suo cuore non è come quello dell’uomo che dà e toglie l’Amore in base ai comportamenti, ma lo mantiene sempre, ama anche quando noi non siamo capaci di amarci perché ci sentiamo indegni peccatori. La confessione non è quindi un semplice rito, ma l’incontro con una persona che ti dice ti voglio bene così come sei, non ho la tua testa. Un incontro che dà la forza di santificarsi, di resistere al male.

Evelino Rossoni si trova in sintonia con quanto espresso dal Parroco. Verissima la facilità con cui ci si avvicina all’eucarestia a scapito della confessione. Chiedere scusa è sempre complicato, sia a livello umano sia con Dio.

Maria Rizzi chiede perché fra le domande stimolo c’è “Cosa si aspetta un laico dalla confessione?”.

Don Gino riconosce che sarebbe stato più corretto scrivere “cristiano” al posto di “laico”, anche sacerdoti e consacrati si confessano. La domanda è nata nella segreteria del CPaP all’interno di un discorso più ampio su come i penitenti non abbiano tutti la stessa aspettativa dalla confessione: perdono, sfogo, consigli, guida spirituale,…

Don Stefano fa notare come stia prendendo piede una teologia narrativa, centrata più sul raccontarsi, sul dire la propria testimonianza. Questa sta entrando anche nella confessione, sostituendo l’elenco dei peccati.
Nota poi come in Italia le celebrazioni penitenziali comunitarie non siano delle vere e proprie celebrazione sussistenti, ma siano solo propedeutiche alla confessione, riducendosi per lo più all’esame di coscienza. Dovremmo renderla più autonoma, dandogli vita in sé, svincolandola dall’immediatezza successiva della confessione. La confessione può essere fatta anche dopo o in un altro momento.

Maria Rizzi ricorda che anni fa a San Paolo d’Argon ha partecipato ad una celebrazione penitenziale molto curata in cui ha proprio percepito la gratuità del perdono di Dio.

Don Gino rammenta come qualche anno fa in un CPaP aveva proposto di dedicare il primo venerdì del mese all’adorazione eucaristica, e il terzo alla celebrazione penitenziale comunitaria. Poi la proposta non ha trovato l’entusiasmo e non è stata fatta.
Anche a Milano c’erano delle celebrazioni penitenziali comunitarie fatte e finite, che esulavano dalla confessione. Bisogna però ricordare che la celebrazione comunitaria non assolve il sacramento.
A Bergamo la confessione è comunque meno in calo rispetto ad altre zone d’Italia. A Seriate poi c’è una devozione particolare al Perdono d’Assisi, difficile da trovare anche nelle parrocchie limitrofe.

Don Stefano propone, per esempio, che il mercoledì delle ceneri ci sia, accanto alle tradizionali messe, una celebrazione penitenziale comunitaria senza eucarestia, ma solo con il segno penitenziale delle ceneri. Si celebra la misericordia di Cristo. Poi durante la quaresima ognuno si confesserà quando lo ritiene opportuno.

Gianantonio Farinotti sottolinea la complessità del tema. Fa notare come gli altri sacramenti, pur avendo una liturgia propria, siano quasi esclusivamente incorporati all’eucarestia, questo dà già di suo una dimensione comunitaria. Con la confessione è più difficile sottolineare la dimensione comunitaria.
Sottolinea poi, citando don Gino, la bellezza del “memoriale del perdono”: dobbiamo trovare un modo per far trasparire maggiormente questo.
Nota poi come a livello umano è più facile chiedersi scusa e perdonarsi dove c’è intimità fra le persone. Se c’è difficoltà a confessarsi forse manca intimità con la comunità.
C’è poi una difficoltà ad accettare il mediatore umano, il sacerdote. Su questo elemento occorrerebbe lavorare.

Attilio Rossoni crede che la celebrazione penitenziale comunitaria prenderebbe molto risalto se fatta il mercoledì delle ceneri.

Giovanna Sottocornola richiama all’evangelizzazione su questo sacramento. C’è un urgenza nel rispiegare e ricomprendere il senso del peccato e della confessione. Questa riflessione potrebbe essere fatta lungo la quaresima.

Don Stefano suggerisce che tutti i sacerdoti siano sul presbiterio durante le celebrazioni penitenziali comunitarie, non in sagrestia o fra i banchi. Questo aiuterebbe l’assemblea a percepire l’aspetto comunitario della celebrazione, come avviene per le messe più solenni.

Ivana Belotti suggerisce di sperimentare già quest’anno il segno delle ceneri fuori dalla messa, strutturato in una celebrazione penitenziale comunitaria.

Leandro Pirovano suppone che, se anche i sacramenti che potrebbero essere celebrati fuori dalla messa, abitualmente invece sono inseriti, è per far prevalere la dimensione comunitaria sull’enfasi del gesto. Se il battesimo è celebrato il pomeriggio senza messa, l’assemblea è ridotta ai parenti ed amici, perde in parte la preghiera della comunità.
Cosa ha più senso per il gesto delle ceneri del mercoledì, l’accento sul gesto o l’aspetto comunitario?

Don Stefano ricorda che a Seriate c’è un buon numero di messe. Se ne togliamo una, metti quella della sera in chiesa parrocchiale, resta per chi vuole la possibilità di andare a “fare comunione” in un'altra messa, e di venire poi la sera a vivere esclusivamente il segno penitenziale delle ceneri.
Questo toglierebbe anche l’imbarazzo e il senso di differenza a chi non può accedere ai sacramenti.

Maria Rizzi approva l’idea della celebrazione comunitaria serale.

Don Gino fa presente che tutti i sacramenti per principio teologico sono già comunitari. Vengono inseriti all’interno della messa per rendere anche visibile questa comunione che già è intrinseca al sacramento. Non è l’eucarestia che dà la comunione ad un sacramento, l’ha già in sè. Anche il breviario, pur celebrato in solitudine, è azione comunitaria, è la preghiera di tutta la chiesa.

Giovanna ha ragione, dobbiamo curare meglio la catechesi sacramentale. Dobbiamo anche rilanciare la celebrazione penitenziale comunitaria, ben curata, con tutti i sacerdoti sul presbiterio.

Gianantonio Farinotti concorda, dobbiamo garantire un approccio più comunitario alle confessioni, perché non siano intese come sacramento privato.

Don Gino riconosce la difficoltà nel far comprendere alle persone che la celebrazione penitenziale comunitaria fa parte del sacramento, anche se poi la confessione verrà fatta un altro giorno.

Don Stefano ricorda come in tutti i sacramenti ci debbe essere la Parola di Dio. Nella confessione spesso non è presente. Con la celebrazione penitenziale comunitaria verrebbe recuperato questo aspetto, e differenzierebbe il sacramento da un semplice consulto psicologico.

Marco Zucchelli chiede se si vuole raggiungere con queste celebrazione comunitarie chi già frequenta o chi è lontano. Fa notare poi la continuità fra la lettera pastorale del Vescovo, che richiama un’attenzione ai gesti di riconciliazione, e il discorso di questa sera.

Attilio Rossoni vede bene creare un’occasione “shockante” sulla confessione, anche il mercoledì delle ceneri, ma sottolinea poi la necessità di una continuità pastorale.

Ivana Belotti non si aspetta un mercoledì delle ceneri “shock”, ma in linea con il senso penitenziale della giornata d’inizio quaresima. E’ poi un giorno in cui le chiese si riempiono ancora bene, raggiungerebbe molte persone.

Maria Antonietta Gusmini menziona l’esperienza voluta dal papa delle chiese aperte per le confessioni per 24 ore nella scorsa quaresima. Potrebbe essere un bel gesto da riproporre, magari facendolo terminare con l’eucarestia.

Don Gino, cercando di raccogliere le proposte, decide che:

  • il mercoledì delle ceneri verrà fatta alle 20.45 in chiesa parrocchiale una celebrazione penitenziale comunitaria;
  • resta la disponibilità dei sacerdoti di garantire a turno la presenza nei pomeriggi in chiesa parrocchiale;
  • le confessioni saranno garantite non durante, ma prima e dopo le messe;
  • si cercherà di garantire la confessione durante i funerali.

Angelo Paganessi informa che il 14 febbraio ci sarà un convegno diocesano con il Vescovo sul tema del lavoro presso la sede di Confartigianato.

Come vicariato sono in programma queste tre serate:

1.ETICA DEL LAVORO, TRA BISOGNO E TUTELE
Relatori: On. Savino Pezzotta e don Cristiano Re
17 marzo Teatro Aurora – Seriate

2.FORMAZIONE AL LAVORO DEI GIOVANI  –  L’istruzione e la formazione nella precarietà
Relatore dott. Giuseppe Cavallaro
14 aprile Auditorium della parrocchia di Negrone

3.ALIMENTARE IL PIANETA – EXPO  –  Tradizioni alimentari, stili di vita e sostenibilità
Relatore Ing. Filippo Servalli
8  maggio Oratorio di Brusaporto

Gianantonio Farinotti precisa che gli incontri che la commissione “Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato” stava preparando (per il 17 e il 24 marzo 2015) sono confluiti nel programma vicariale appena presentato. Oltre a quelli presentati da Angelo avremo un incontro anche il 24 marzo come appendice di quello del 17 marzo (sarà un confronto a più voci sul futuro del lavoro sul nostro territorio).

Don Gino ricorda poi la “Giornata del Malato” in programma per l’8 febbraio.

Federico Pozzi comunica che le ACLI hanno in cantiere tre incontri sul progetto lavoro “Co-working”, “lavorare insieme”. Si terranno il 2, 12 e 26 febbraio.
Il 30 gennaio presso la biblioteca di Seriate ci sarà un incontro dal titolo “Vita, dono prezioso”.


Alle ore 23.04, terminati i punti all’ordine del giorno, la seduta è tolta.

 

 

Un pensiero su “Consiglio Pastorale del 20.01.2015

  1. riferendosi alla lettura del verbale del consiglio pastorale sopra descritto, riguardo al tema principalmente trattato, la confessione penitenziale comunitaria, secondo me  sofre di stanchezza (o di scarza partecipazione); perche  negli anni addietro era pressochè l'unica occasione per confessarsi, oggi invece sono diverse e molteplice le occasioni per accedere con piu facilità a questo sacramento oltre, alla partecipazione comunitaria,

     

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *