Pace! Oltre la rassegnazione…

Gli appelli di Papa Francesco alla pace e al dialogo tra Israele e Palestina si fanno sempre più forti. Anche le parole all'Angelus di domenica 13 luglio sono state un invito, un appello, una provocazione rivolte ai responsabili del conflitto israelopalestinese e a tutti noi.

“Rivolgo a tutti voi un accorato appello a continuare a pregare con insistenza per la pace in Terra Santa, alla luce dei tragici eventi degli ultimi giorni. Ho ancora nella memoria il vivo ricordo dell'incontro dell'8 giugno scorso con il Patriarca Bartolomeo, il Presidente Peres e il Presidente Abbas, insieme ai quali abbiamo invocato il dono della pace e ascoltato la chiamata a spezzare la spirale dell'odio e della violenza. Qualcuno potrebbe pensare che tale incontro sia avvenuto invano. Invece no! La preghiera ci aiuta a non lasciarci vincere dal male né rassegnarci a che la violenza e l'odio prendano il sopravvento sul dialogo e la riconciliazione. Esorto le parti interessate e tutti quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale a non risparmiare la preghiera e a non risparmiare alcuno sforzo per far cessare ogni ostilità e conseguire la pace desiderata per il bene di tutti. E invito tutti voi ad unirvi nella preghiera. In silenzio, tutti, preghiamo. (Preghiera silenziosa) Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace… Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Amen.”


Tanti gli appelli in questi giorni, ne riportiamo alcuni per aiutarci a “entrare dentro” la pace e rivestirci di speranza.


Alziamo la bandiera della pace

Appello Libera

In queste ore drammatiche per gli abitanti della terra in cui convivono i popoli israeliano e palestinese avvertiamo tutta l'impotenza delle parole. Sembrano sterili e inutili, vuote, stanche. Ma nello stesso tempo comprendiamo quanto sia urgente che ciascuno si scuota di dosso la polvere dell'indifferenza e offra il proprio contributo perché si ponga fine ad ogni violenza, perché non sia la vendetta ad avere l'ultima parola, si fermino immediatamente le rappresaglie, i raid, il lancio di razzi e piuttosto si ponga mano alla costruzione della pace fondata nel dialogo, nel reciproco riconoscimento e nella convivenza di due popoli in quel lembo di terra. In particolare chiediamo che la comunità internazionale tutta avverta l'obbligo morale di sottrarsi al ruolo di semplice spettatore di quanto sta drammaticamente avvenendo e assuma piuttosto ogni iniziativa per dire basta alle violenze. In particolare chiediamo all'Unione Europea che finora ci è parsa silente e inerte, al governo italiano che ne ha la presidenza, di giocare un ruolo attivo di alto profilo diplomatico e di compiere ogni passo per incoraggiare la pace. A tutti gli aderenti e simpatizzanti di Libera, ai coordinamenti e ai presidi, alle associazioni che la compongono, chiediamo di "alzare la bandiera della pace", ovvero di promuovere veglie, iniziative di riflessione e di pressione politica, di presa di coscienza e di mobilitazione perché tutto il mondo sappia che anche questa volta vogliano scegliere di stare dalla parte giusta, quella della pace. Nelle pagine del nostro sito web raccoglieremo non solo gli appelli che stanno circolando in queste ore e ad alcuni dei quali abbiamo dato la nostra convinta adesione, ma anche le iniziative territoriali che vorrete segnalarci, gli appuntamenti e le proposte per alzare la bandiera della pace. 

Vi preghiamo di inviare le informazioni e le iniziative a questo indirizzo: organizzazione@libera.it  e di inoltrare questa  la mail a tutti i referenti di presidio sui vostri territori.

Grazie
Tonio Dell'Olio
Ufficio di Presidenza di Libera


Lanciamo anche il documento del Comitato di coordinamento Rete della pace

Basta morti, basta violenza, basta impunità, basta silenzio su quanto accade in Palestina

Di fronte alla tragica sequenza di delitti che si sono consumati in queste settimane in Palestina, non basta l'indignazione e la ferma condanna per i responsabili dell'assassinio dei tre giovani coloni israeliani così come di chi ha rapito e ucciso per ritorsione un ragazzo palestinese e di chi marcia inneggiando morte agli arabi.

Noi, la comunità internazionale dobbiamo assumerci la responsabilità di una iniziativa per rimuovere la causa prima di questa spirale di odio e di violenza, che ha le sue profonde radici nella occupazione e colonizzazione israeliana dei territori palestinesi, in spregio a qualunque principio di legalità internazionale e di rispetto dei diritti umani.

Ogni morte, palestinese o israeliana che sia, pesa sulle nostre coscienze, e pesa soprattutto sulla responsabilità della comunità internazionale che, per troppo tempo non ha chiesto conto con la dovuta fermezza al governo israeliano delle persistenti violazioni della legalità internazionale, delle risoluzione delle Nazioni Unite e dei diritti umani, ma si limita a rivolgere semplici richiami peraltro ignorati e irrisi da Israele.

La ingiustificabile e inutile violenza delle rappresaglie messe in atto dal governo israeliano così come le parole di Nethanyau e di vari ministri esprimono una inquietante volontà distruttiva verso la popolazione palestinese tutta, che viene punita collettivamente per un crimine commesso da singole persone, senza alcuna responsabilità dell'Autorità palestinese. Si dice di voler distruggere Hamas, che per altro nega di aver effettuato il rapimento e l'assassinio dei tre giovani coloni, ma così facendo si distrugge ogni speranza di soluzione politica, e negoziata tra le parti, del conflitto.

Avere deciso di attaccare e distruggere in queste azioni di rappresaglia centri culturali, luoghi di comunicazione, case editrici, archivi, mostra il disprezzo e la volontà di distruzione della società,della cultura palestinese da parte della leadership israeliana e, temiamo, di molta parte della popolazione Israeliana.

Ben dieci persone, tra cui bambini, e tutte disarmate, sono state uccise nel corso delle incursioni dei soldati israeliani. Oltre 500 le persone che sono state sequestrate ed incarcerate.

Tutto questo nel silenzio generale dei governi e delle istituzioni internazionali, che non hanno mosso un dito né hanno chiesto ad Israele di fermare questa punizione collettiva di un intero popolo.

Come Rete della pace intendiamo promuovere una iniziativa di tutto il movimento pacifista per chiedere all’Unione Europea, al nostro governo e a tutte le istituzioni internazionali di non considerare più Israele al di sopra della legge; di pretendere che cessi immediatamente il processo di colonizzazione a partire dalla demolizione del Muro con cui Israele ha realizzato una annessione di fatto di una parte rilevante di territori palestinesi. Muro la cui costruzione è stata dichiarata illegittima da una sentenza della corte di giustizia dell'Aia il 9 luglio di dieci anni fa ma che è proseguita impunemente tanto che oggi il governo israeliano può mettere in cantiere un altro muro che completerebbe il programma di annessione territoriale e segregazione in aree circoscritte della popolazione palestinese; chiediamo che si mettano al bando le attività economiche e relativi investimenti nei territori occupati, attività illegali in base al diritto internazionale; di investire risorse per la creazione di posti di lavoro nei territori palestinesi alternativi a quelli generati illegalmente nelle colonie in condizioni di discriminazione e di violazione delle stesse leggi israeliane; di cessare ogni vendita o acquisti di armi israeliane e di ascoltare e sostenere chi, anche in Israele chiede di porre fine alla violenza e all’ingiustizia.

Come Rete della pace rilanciamo l'appello di palestinesi e israeliani che ritengono che la pace sia possibile e necessaria ai due popoli, ma noi come loro siamo consapevoli che non potrà esserci nessuna pace se la comunità internazionale non interverrà e opererà coerentemente, concretamente e urgentemente per la fine dell’occupazione e della colonizzazione della terra di Palestina.

La Rete della pace assume questo come uno degli obiettivi principali della sua iniziativa nei prossimi mesi.

Comitato di coordinamento Rete della pace
Perugia, 8 luglio 2014
segreteria@retedellapace.it
www.retedellapace.it

*Rete della Pace:
ACLI, ADL, AGESCI, ANSPS, Associazione di Cooperazione e di Solidarietà Internazionale AOI, Archivio Disarmo, ARCI, Arci Bassa Val di Cecina, Arci Verona, ARCS, ASC, Associazione Perugia Palestina,Associazione per la Pace di Modena, Associazione per la Pace Nazionale, AssoPacePalestina, AUSER Nazionale, CGIL Nazionale, CGIL Verona, CNCA, Comunità araba siriana in Umbria, Comunità Palestinese,Coordinamento Comasco per la Pace, Coordinamento per la Pace in Comune Milano, Encuentrarte, Fiom Cgil, Focsiv, Fondazione Angelo Frammartino Onlus, Fondazione culturale responsabilità Etica, IPRI – Rete CCP, Ipsia, Lega per i Diritti dei Popoli, Legambiente, Link2007 Cooperazione in Rete, Link – Coordinamento Universitario, Lunaria, Mezza Luna Rossa palestinese, MIR, Movimento europeo, Movimento non violento,Nexus Emilia Romagna, Per il mondo onlus, Peacewaves, Piattaforma ong MO, Rete degli Studenti Medi,Rete della Conoscenza, Rete della pace umbra, Tavola della Pace Valle Brembana, Tavola pace val di Cecina, Tavola Sarda della Pace, Tavola della Pace di Bergamo, U.S. ACLI, UDS, UDU, Uisp, Un ponte per…, Ventiquattro marzo Onlus.


…E da Tavola della pace di Bergamo

L’uccisione dei tre ragazzi israeliani rapiti, un delitto odioso che riempie di sgomento – cui è seguito un altro orribile delitto, l’assassinio per vendetta di un ragazzo palestinese di 16 anni – ci fa riflettere una volta di più sul livello di imbarbarimento che ha raggiunto la lotta politica all’interno del conflitto israelo-palestinese e insieme sull’impotenza della comunità internazionale che ha lasciato colpevolmente incancrenire una situazione che sempre più sembra affondare nella disperazione e nell’odio reciproco tra le due popolazioni.

La questione palestinese, come sappiamo, ha origini lontane: si trattava di dare una risposta di compromesso ai diritti confliggenti di due popoli. Ma uno Stato palestinese non ha mai visto la luce.

Il diritto internazionale è stato reso vano. Le due risoluzioni ONU che chiedevano di por fine all’occupazione dei Territori da parte di Israele non sono mai state rispettate. La diffidenza reciproca, le continue provocazioni hanno fatto sì che l’occupazione proseguisse con un’escalation di violenza militare e di umiliazione della popolazione civile (i check point, le punizioni collettive…), con una crescente appropriazione di terre palestinesi da parte di Israele attraverso la politica delle barriere difensive e di sempre nuovi insediamenti di coloni. I detenuti politici si contano a migliaia, le distruzioni di case, le uccisioni di palestinesi, anche molto giovani, sono frequentissime.

Le generazioni più giovani di palestinesi non hanno conosciuto che guerre, rappresaglie militari (ricordiamo per tutte l’operazione Piombo fuso, iniziata nel dicembre 2008), violenze di ogni tipo e sono cresciute nell’odio. La striscia di Gaza – tanto più dopo la chiusura dei valichi con l’Egitto – si può considerare una prigione a cielo aperto, dove le condizioni di vita della popolazione sono lontanissime dal rispetto dei diritti umani più elementari.  La questione culturale – al di là di quella politica – ha assunto dimensioni enormi. Ci vorranno generazioni per elaborare l’odio che è stato alimentato dalla memoria dei morti e dei feriti.

Il recente governo di unità nazionale ANP- HAMAS sconta le difficoltà legate a una società civile estremamente frammentata, percorsa da istanze diversissime tra loro ed è in una condizione di grande fragilità oltre che di debolezza politica a livello internazionale.

Come si paventava, a seguito degli eventi più recenti si è ora avviata una pericolosissima escalation che fa temere il disastro. Appare evidente che un attacco militare israeliano condotto contro la Striscia oggi avrebbe conseguenze devastanti alimentando il settarismo fanatico, la deriva estremistica e integralista che già vediamo materializzarsi ad esempio nell’avanzare delle milizie jihadiste tra Siria e Iraq.

La Tavola della pace di Bergamo ha in passato lavorato molto sul tema del conflitto israelo – palestinese, partecipando e organizzando incontri, ascoltando testimoni, cercando di informare e sensibilizzare la comunità locale. Continua a credere che una soluzione del conflitto debba essere possibile, e non a livello militare, ma a livello politico e diplomatico. Una soluzione che non potrà essere naturalmente che di compromesso, scontentando, in parte, gli uni e gli altri, ma di compromesso il più alto possibile.

Crede che la comunità internazionale – e in essa in particolare l’Europa – non possa sottrarsi al ruolo che le compete nel rispetto del diritto internazionale, del principio di uguaglianza, del diritto di entrambi i popoli a una convivenza pacifica e del diritto dei palestinesi ad avere un proprio Stato: quello di attivarsi innanzitutto per bloccare la spirale delle vendette e delle rappresaglie e fare quindi quanto in suo potere per promuovere la fine dell’occupazione israeliana dei Territori.

Invita le associazioni di solidarietà, le varie articolazioni del movimento per la pace e i diritti umani a organizzare manifestazioni e iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questi temi.

Tavola della pace Bergamo

Questo articolo è stato pubblicato in PASTORALE da Gruppo Missionario . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

3 pensieri su “Pace! Oltre la rassegnazione…

  1. P.S.: l'articolo dell'Agenzia Fides, che ho girato, ovviamente non l'ho scritto io – e non rispecchia le mie opinioni – ma è anche giusto tenere in considerazione più di un punto di vista. E non solo per la bandiera della pace. Anche perché – in ambito cristiano-cattolico non vedo simboli di pace migliori del Crocefisso. A prescindere dall'origine – sulla quale non ho certezze per esprimermi – del simbolo (la bandiera della pace) di cui qui si tratta.

  2. "alziamo la bandiera della pace"

    due mesi fa nei due negozi in Seriate a cui mi ero rivolto per acquistare una bandiera della pace nuova, in quanto quella che avevo esposto era alquanto scolorita, mi avevano risposto che non ne tenevano più.

    PACE SCADUTA? era stata la mia domanda successiva.

    ciao. Federico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *