Verbale di
martedì 12 ottobre 2021
Salone Oratorio San Giovanni Bosco
Alle ore 20.45, con la preghiera comunitaria s’è dato il via al primo incontro dell’Anno Pastorale.
Assenti giustificati: Ottavio Alfieri, Francesco Assolari, Antonio Gusmaroli, Antonella Pelliccioli, Bernard Perlman, Marco Redolfi, Giorgio Triboulet, Matteo Vitali, Romina Zambelli.
Nuovi partecipanti: don Leonardo Zenoni, don Carlo Cancelli, Luca Brignoli, Fabio Tironi, Gina Amigoni.
- A) Presentazione del programma pastorale diocesano
Don Mario apre la serata tracciando alcuni punti fondamentali del programma pastorale del Vescovo, in quanto tema all’odg, che ha come titolo “Servire la vita dove accade – la famiglia” :
- Contesto e orizzonte. “La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa […] ” (cfr. Amoris Laetitia). Come Chiesa siamo chiamati ad essere annuncio per le famiglie.
- Icona biblica. Per Seriate si è pensato di valorizzare l’opera del Moroni con la frase “Per ricapitolare tutto in Cristo” tratta dalla lettera di San Paolo agli Efesini.
- Vita reale. Il Vescovo sostiene che la carità non sia da confondere con l’amore: ci sono tante forme di amore ma la carità vuol dire l’amore del Signore, è il modo originale di Dio di amare. La carità è un dono che risponde a due desideri profondi dell’uomo: 1) il desiderio di stabilità contro ogni forma di limite temporale; 2) il desiderio di potere… Quando è così la carità può tutto.
- Criteri pastorali.
1) Il vissuto della famiglia non va sprecato. Si riconosce la ricchezza della vita quotidiana di una famiglia;
2) nulla va dato di scontato e la pandemia che ha fatto riscoprire la fragilità è stata l’occasione per ridare senso a valori che spesso si ritenevano scontati: un modo per non rassegnarsi alla fatalità e, all’opposto, non volere tutto sotto controllo per paura dell’ansia;
3) coltivare le relazioni;
4) servire la vita dove la vita accade;
5) necessità continua della conversione.
- B) Riflesioni, ipotesi e proposte sul tema della famiglia
Silvana Vavassori interviene sulla possibilità dei genitori di incontrarsi e trovare obiettivi comuni come fanno i gruppi familiari formati da giovani coppie.
Per Maria Rizzi bisogna cercare un linguaggio che avvicini le persone e toccare il loro sentire.
Maurizio Aiolfi illustra la complessità dei gruppi familiari che partecipano anche ad altre attività della vita parrocchiale. Per questo motivo vengono percepiti come singoli individui e non come famiglia.
Marco Zucchelli riconosce che “relazione” e “quotidianità” siano dei pilastri che appartengono alla famiglia di cui, nello Stato italiano, sono riconosciute ben 13 tipologie dal punto di vista anagrafico. Poi, fa la proposta di chiedere ai gruppi famiglia di dirci come le nostre celebrazioni religiose (parola, liturgia e carità) tengano conto di questa attenzione alla famiglia. Tale attenzione all’ascolto è un approccio che sta sperimentando anche la CET nell’aprirsi al “territorio” e gestire con questi enti il servizio alla persona nel prossimo triennio alla luce dei cambiamenti sociali in atto.
A Maria Rizzi viene in mente una canzone di Gaber e cita il concetto che l’appartenenza fa nascere il “noi”.
Cecilia Morosini si focalizza sul contesto attuale della famiglia con la difficoltà della gestione del tempo da dedicare alla comunità. La pastorale potrebbe, dunque, aiutare la mediazione dalla “parola” alla “vita” e in questo i gruppi famiglia possono trovare una collocazione funzionale.
Sull’esperienza della pastorale dei battesimi fa il suo intervento don Luca D.G. narrandola come occasione per entrare nelle case delle giovani famiglie. Anche Cecilia Morosini ed Elisa Meloni ricordano esperienze personali, del passato e del presente, legate al battesimo e ad altre funzioni religiose.
Giovanni Stucchi sostiene che per impostare la pastorale sia importante capire i motivi della crisi della famiglia, nonostante si sia visto come, durante la pandemia, essa sia stata più resiliente di altre realtà. Su questo versante anche il parroco accenna a un passo del documento del Vescovo sull’individualismo diffuso e radicale che emargina la famiglia dai processi sociali, economici e culturali per poi farvi ricorso nei momenti di emergenza.
Don Mario continua la riflessione sulla dicotomia tra i grandi cambiamenti socio-culturali della famiglia negli ultimi trent’anni e i pochi cambiamenti avvenuti sul piano pastorale.
L’intervento di Gina Amigoni prende le mosse dalla mancata scelta pastorale basata sulla catechesi familiare (ormai in ritardo di circa venti anni) di cui si vede solo ora qualche sviluppo.
Circa le proposte, Roberto Valoti predilige un focus che analizzi alcuni aspetti rispetto alla totalità delle tematiche legate alle famiglie.
Per Federico Manzoni, al di là delle analisi, ciò che rimane come esigenza è l’instaurare delle relazioni. Per questo valorizzerebbe i gruppi famiglia.
Giacomo Rocchi partirebbe dalla realtà, dalla concezione che i giovani hanno della famiglia.
Marco Zucchelli individua alcune tracce di riflessione per stimolare delle proposte: sperimentare nuove forme di catechesi; interpellare i gruppi familiari per avere una loro opinione di come vedrebbero la catechesi e la pastorale; porre attenzione agli anziani con piccoli gesti; sostenere le scuole dell’infanzia.
Sandra Rossoni si trova d’accordo sulla valorizzazione dei gruppi famiglia, accenna alla formazione dei giovani sull’idea di famiglia e plaude all’esperienza dei sacerdoti che incontrano le famiglie.
Il parroco conclude raccogliendo tutte le osservazioni e in particolar modo l’invito da rivolgere ai gruppi familiari con modalità e obiettivi ancora da stabilire.
Il prossimo incontro viene calendarizzato in data 9 novembre 2021 alle 20:45
L’incontro si conclude alle ore 22.40