Consiglio Pastorale del 12.01.2016

Verbale di
martedì 12 gennaio 2016

Centro Pastorale Parrocchiale

Alle ore 20.45, con la preghiera comune, s’è dato il via al terzo incontro dell’Anno Pastorale nella sala della Comunità “Mons. Ferdinando”.

Assenti: Massimo Campana, Alberto Pinetti, Evelino Rossoni, Paolo Valoti, don Marco Giudici, Padre Rotislav, rappresentati Suore Scuola Materna di via Colleoni.


Don Mario introduce i lavori richiamando il CPaP precedente in cui abbiamo immaginato la nostra Parrocchia fra 10 anni. Oggi proseguiremo nel difficile compito di ripensare il volto della nostra comunità: ci sono parecchie esigenze su cui riflettere, nessuno ha la risposta in tasca, ma cerchiamo insieme di tracciare delle prospettive.

Per avviare la discussione, si utilizza lo “metodologia dell’acquario”: la segreteria del CPaP, seduta in centro alla sala, dibatte per qualche minuto a partire dal verbale della seduta precedente, mentre il resto dei membri ascolta senza intervenire.

Dopo questo esperimento che ha riportato alla memoria i temi caldi relativi al futuro della Parrocchia, ci si divide in quattro gruppi, secondo il colore del foglio della preghiera assegnato in precedenza.

Trascorsi 45 minuti, ci si ritrova per condividere quanto emerso nei lavori di gruppo.


Il gruppo “Bianco” ha messo a fuoco la tematica dei Sacerdoti. Attilio Rossoni così sintetizza:

  • Il Sacerdote è l’uomo della comunione e dell’unità. La comunità deve percepire che i sacerdoti sono uniti tra loro e che seguono una linea comune. Fondamentale in questo è il ruolo del parroco, che deve saper valorizzare le peculiarità di ciascuno sapendo assegnare i compiti più adatti.
  • E’ necessario che vivano primariamente in comunità spirituale. Potrebbe essere positiva anche una comunione abitativa, ma devono comunque costantemente vivere e curare il territorio (Zone).
  • Per permettere ai sacerdoti di svolgere al meglio il loro ministero, si auspica un maggior intervento di figure professionali laiche. Questa necessità sarà ancora più rilevante nel futuro.
  • Gli operatori pastorali, per supportare i sacerdoti, è necessario che siano costantemente formati. I preti devono quindi, primariamente, saper riconoscere i carismi dei laici, per saperli poi aiutare a individuare dove, queste capacità, possono essere meglio impiegate nella comunità favorendo l’unità e l’armonia.

Il gruppo “Giallo” ha tematizzato il ruolo dei laici. Claudio Cortesi espone così:

  • in Oratorio servirebbe una figura professionale che accompagni i progetti educativi, come già stanno facendo dei giovani laureati. Oltre che alle competenze educative date dai titoli di studio e dall’esperienza, è bene che questi operatori abbiano già uno stretto legame con la vita parrocchiale e il mondo del volontariato.
  • La maggior parte delle nostre forze è attualmente impegnata nella formazione dei bambini mentre dovremmo impegnare più energie e capacità con gli adulti; si possono trovare educatori e trascinatori già nelle realtà presenti quali: gruppi famiglia, fidanzati, gruppi di preghiera nelle case,…
  • In considerazione della progressiva carenza di volontari – sia perché molti sono impegnati come nonni nell’aiuto dei figli, sia perché ora l’età pensionabile è molto alta – si dovrebbe poi incentivare e gratificare chi si impegna con passione, indicare loro uno scopo, dare più fiducia e aprire alle responsabilità, soprattutto nei riguardi dei giovani. L’esperienza insegna, basti pensare al CRE o allo Spazio Compiti, che persone convinte e motivate possono fare grandi cose.

Marzio Pallini ci tiene a specificare che il laico, prima di tutto, deve essere formato per vivere nel mondo: è quello il suo posto. C’è spesso troppa preoccupazione perché il laico sia preparato per dare servizi alla Parrocchia, quando è il mondo primariamente che deve servire.

Il gruppo “Azzurro” ha trattato la problematica delle strutture. Gianantonio Farinotti relaziona:

  • è stato difficile iniziare la trattazione dell’argomento in quanto di fatto si può parlare in termini compiuti di strutture solo dopo avere deciso alcune cose di fondo circa le questioni (preti, laici, zone pastorali) trattate dagli altri gruppi.
  • Primario è fare l’inventario di ciò che c’è e del suo stato di conservazione, valutando se è o meno ben utilizzato. Da lì si può ragionare sugli interventi più necessari, non escludendo la possibilità di alienare delle strutture.
  • Risultano evidenti, rispetto ai luoghi di incontro, le priorità da assegnare alle strutture delle Zone San Giuseppe e Serena;
  • Per eventuali lavori che dovessero partire è bene usare comunque il criterio della sostenibilità.

Il gruppo “Verde” si è confrontato sul futuro delle Zone Pastorali. Marco Zucchelli così sintetizza:

  • Inizialmente ci siamo chiesti perché sono nate le zone. La risposta è stata: per avere relazioni migliori e permettere l’incontro.
  • La classica divisione in Cinque Zone appare ancora attuale, potrebbe quindi restare invariata.
  • Negli ultimi anni si è messo molto l’accento sull’unità delle Zone, perdendo un po’ la dimensione territoriale. Si dovrebbero recuperare alcune peculiarità Zonali per ridare maggiore identità.
  • Chi deve decidere oggi? Come tradurre la sinodalità? Il criterio dell’unità nella diversità sembra la dinamica vincente (certo con diverse attuazione nei diversi ambiti pastorali).
  • La fatica di oggi è individuare le prospettive pensando prima di tutto alle famiglie, rendendoci conto che non esiste più un unico modello di famiglia.

Concluse le relazioni, don Mario dice che non dobbiamo spaventarci se apriamo prospettive senza arrivare a chiudere nulla: non dobbiamo avere fretta di trovare le conclusioni.

Oggi nessuna figura ha le soluzioni per uscire dal guado della storia, altrimenti tutti lo seguirebbero, come è stato per gli oratorio nell’800: ha iniziato a funzionare uno e tutti l’hanno attuato.


Prima di concludere, visto che si è parlato di “inventario delle strutture”, elenca una serie di interventi necessari di cui è venuto a conoscenza in questi primi mesi a Seriate.

Come in una famiglia, si tratterà di decidere insieme dove è meglio investire, analizzare la qualità di vita di chi abita le Zone e le varie implicazioni pastorali.

Ivana Belotti, rifacendosi a quanto emerso in un CPaP dello scorso anno, ricorda che la comunità va continuamente risensibilizzata sui progetti che la Parrocchia ha in cantiere e sui costi necessari per sostenerli.

Don Mario replica che sicuramente dobbiamo chiedere l’adesione ai progetti, questo è importante, poi la gente si è sempre mostrata generosa.

L’incontro si conclude alle ore 22.58.

3 pensieri su “Consiglio Pastorale del 12.01.2016

  1. “IL VOLONTARIATO” di volontari a seriate ce ne sono tantissimi, basta osservare il capannone, durante le feste del Redentore, strapieno alla cena dei volontari, sono centinaia e certificati dai preti delle zone con il biglietto d’invito personale. Ci sarebbe forse bisogno di più collaboratori nelle attività più impegnative e delicate, come catechisti e cantori che guidano i canti dell’assemblea durante le messe, anche per il naturale avvicendamento nel trascorrere degli anni. Quindi sono i sacerdoti in primis a trovare, invogliare cercare di spingere degli elementi più adatti per queste importanti attività.

  2. non sono d’accordo sul fatto che ci si occupi molto dei bambini, casomai ci si occupa molto degli adolescenti ed a ragione anche, ma, dei bambini proprio no chi vive la realta dei bimbi non puo’ dire cio’ non e’ questo il luogo pr approfondire se no non basta un pomeriggio mi limito a dire guardiamoci attorno . riguardo i volontari non e’ vero che non ci sono ci sarebbero anche se fossero invogliati a partecipare e coinvolti perché chi inizia ha l’entusiasmo della prima volta e, se le sue idee non vanno bene andrebbe corretto con “dolcezza” e non sistematicamente respinto e’ vero i tempi sono “duri” ma se non si applica il concetto di comunita’ e si continua a pensare “chesto l’fo me perché me so come s’fa” portandio avanti il proprio io non si esce dal problema basta parlare un po con le persone, questo fatto investe un po tutte le collaborazioni parrocchiali e francamente invece di continuare a dire non partecipano, non c’e’ nessuno forse e’ arrivato il momento di chiedersi perché molti pensano il mondo delle collaborazioni come un piccolo circolo privato dove vanno avanti gli amici egli amici degli amici ripeto basta ascoltare le persone grazie per lo spazio

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