Consiglio Pastorale del 14.01.2014

Verbale di
martedì 01 gennaio 2014

Casa Madre Sacra Famiglia in Comonte

Dopo aver sostato e pregato davanti all’Eucarestia nella Cappella interna all’Istituto, alle ore 21.05 s’è dato il via al secondo incontro dell’Anno Pastorale del CPaP.


Membri assenti: Eugenio Alborghetti, Angelo Paganessi, Evelino Rossoni, rappresentante Suore presso Scuola Materna di via Colleoni.


Viene approvato il verbale della seduta precedente.


Il nuovo membro, Massimo Campana, giovane insegnante di 29 anni frequentante la Zona Comonte, sia come collaboratore che catechista, si presenta al CPaP quale nuovo membro in sostituzione di Andrea Luzzana.


Gianantonio Farinotti, presenta il documento “Politica e Bene Comune” realizzato dalla commissione “Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato” di cui fa parte, premettendo che il respiro della proposta vuole essere almeno triennale (per abbracciare il periodo di permanenza dell’attuale CPAP) .

Marzio Pallini chiede se già si conosce qualcosa in più relativamente ai contenuti dei tre incontri proposti al Teatro Aurora.

Gianantonio Farinotti risponde che il primo incontro, tenuto da Nando Pagnoncelli, si soffermerà, entro un quadro generale, sull’evoluzione del rapporto tra cittadini e politica, il ruolo del consenso e dell’opinione pubblica, oltre che sull’analisi dei risultati elettorali del febbraio scorso.
Il secondo ed il terzo incontro riguarderanno invece da vicino il contesto locale in quanto approfondiranno, a partire da elementi di scenario più generali, questioni legate alle trasformazioni demografiche e del territorio (il Secondo) e al cosiddetto welfare (il Terzo) a Seriate.

Maria Rizzi osserva che occorrerebbe fare chiarezza su cosa si intenda per comunità cristiana perché a lungo i cattolici (italiani) hanno identificato la politica con la partitica nella sua appartenenza alla “Democrazia Cristiana”. Poi, perse queste coordinate, forse non educata ad una capacità critica, la comunità in gran parte si è disinteressata o tirata fuori. Manca un’educazione alla politica, al bene comune. Eppure, anche senza impegnarsi direttamente in un partito o nell’amministrazione, è possibile incidere nella vita sociale. Anche la comunità parrocchiale può influire sulle scelte dell’Amministrazione Comunale, suscitando problematiche, evidenziando situazioni che spingano l’Amministrazione a delle prese di posizione. Per esempio l’articolo “Seriate che fa?” pubblicato sul sito parrocchiale relativo al gioco d’azzardo probabilmente ha smosso le acque. Anche Seriate ora fa parte dei Comuni che hanno aderito al “Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo”. Sia o meno merito nostro poco importa, ciò che conta è continuare a aprire gli occhi sul mondo e farsi promotori del Bene Comune.

Gianantonio Farinotti sottolinea che, a partire da alcune difficoltà percepite in ordine alla partecipazione alla vita politica, la commissione vuole iniziare ad allargare il cerchio (possibilmente anche ai giovani), con il concorso di altri soggetti, a partire dai contenuti.

Don Gino esordisce con il motto latino “Omnia munda mundis” ripreso anche nei Promessi Sposi. “Tutto il mondo ci riguarda”, anche se spesso facciamo fatica a sporcarci con la concretezza della storia. I cristiani hanno difficoltà a entrare nella concretezza del profano, nel mondo. Già certi cristiani fanno fatica a stare nella chiesa, figuriamoci nel mondo. Un po’ è colpa della personalizzazione culturale di un cristianesimo che si esaurisce ad un rapporto privato ed intimo con Dio.
Nonostante questa fatica qualcosa c’è, basta ricordare le tematiche affrontate in Parrocchia riguardo il tema delle malattie mentali e del lavoro: non sono temi tipicamente ed esclusivamente da Chiesa, ma sono temi di tutti che la Parrocchia si è assunta. È così che ci si preoccupa e si mostra passione anche per la “Civis”.
“Civis” e “Polis” in italiano si possono tradurre entrambi con “Città”. Con “impegno nella Civis” però si sottolinea di più la passione religiosa che si sposa con la passione per la storia, un impegno per il bene comune che deve caratterizzare tutti i cristiani. Con “impegno nella Polis” si evidenzia maggiormente un impegno suscitato da un carisma particolare, da una vocazione a prendere le decisioni e le strade per il bene della “Civis”. L’obiettivo del lavoro che sta compiendo la commissione “Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato” è aiutare i cittadini ad appassionarsi alla “Civis”, poi da questa conoscenza, se qualcuno ha il carisma, può nascere la passione per la “Polis”.

Giuseppe Pasquinelli concorda con il parroco che l’obiettivo degli incontri “Politica e Bene Comune” è semplicemente quello di far conoscere come sta la “Civis” italiana e seriatese per suscitare una passione. Non sono dibattiti politici.

Don Gino ci tiene a sottolineare che la Parrocchia non ha uno sguardo di attenzione verso nessun partito, non vuole favorire nessuna posizione politica.

Gianantonio Farinotti, riprendendo lo slogan delle scorse Feste Parrocchiali, indica come l’attenzione della commissione sia orientata a favorire lo spirito dell’“attaccabottone”.

Don Gino, per concretizzare, porta un esempio: la Parrocchia deve far appassionare tutti alla pulizia delle strade, ovvero generare buoni cittadini che abbiano a cuore lo loro città, tutte le strade che la compongono e non solo la strada che porta a casa loro. Poi ci sarà qualcuno che ha il carisma per sedersi nei luoghi dove si decide come e quando devono essere pulite le strade.
Ci tiene poi a dire che i rapporti con l’Amministrazione Comunale sono sempre stati buoni e di collaborazione.

Riccarda Granata ritiene importante anche la sollecitazione al voto, e al voto critico e informato. Ci si deve interessare dei programmi politici, capire i loro intenti. Oggi c’è molta più confusione rispetto al passato per capire chi votare.

Ivana Belotti osserva che se uno scopo della commissione “Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato” è avvicinare e sensibilizzare, bisogna riflettere bene su come avvicinare i giovani. Non pensa che questi incontri siano sufficienti. Ci vogliono anche altre strade.

Gianantonio Farinotti propone, per quanto concerne il coinvolgimento dei giovani tra i 20 e i 30 anni, a tutti i membri del CPaP di impegnarsi a portare ai tre incontri previsti un giovane ciascuno. Così facendo avremmo 50 giovani.

Giuseppe Pasquinelli crede che anche le tematiche e i relatori giusti possano attirare giovani. Bisogna sceglierli bene.

Don Gino ricorda l’accortezza di chiedere ai relatori di non fare propaganda politica duranti i loro interventi.

Marco Zucchelli nota come questo nostro dibattito dica la fatica che c’è intorno al tema politico oggi. Poche settimane fa ha partecipato con alcuni direttori di uffici pastorali ad un incontro con Nando Pagnoncelli proprio su queste tematiche: sarebbe interessante se anche nell’incontro che terrà a Seriate desse la sua visione del rapporto fra Cattolici e Politica, su come il loro modo di votare si è trasformato rispetto agli ultimi vent’anni.
In questo tempo, non solo a Bergamo o in Italia ma anche in Europa i partiti si sono trasformati. Nel secolo scorso erano definiti partiti di massa: molti iscritti, una partecipazione maggiore, un modello che valorizzava anche le persone “dal basso”. Oggi sono partiti definiti di “cartello”, del leader che definisce lui gli obiettivi, valorizzando molto il consenso mediatico, dei sondaggi, di ciò che la gente si aspetta che io dica per poter vincere. Se il partito non c’è più, è vuoto, è difficile creare la partecipazione a qualcosa che non esiste. Il modello di partito del passato è andato in crisi di pari passo con la deriva individualista che la società, le persone hanno preso, con tutte le derive anche etiche che questo comporta. Fa fatica ad emergere un bene comune. È più facile parlare di ciò che è utile,  che non necessariamente è uguale a ciò che è buono. Tutto si gioca attorno appunto al concetto di servizio e/o di potere. Quando il potere è servizio? Nel passato la Chiesa ha promosso un forte impegno in quella che si definiva la fase “pre-politica” cioè di educazione alla vita nella comunità, ad un forte impegno nell’essere attenti al promuovere un vivere bene nella comunità. Negli ultimi due decenni spesso, invece, anche come Chiesa, ci si è coperti gli occhi e le orecchie facendo finta di non vedere, di far finta di niente, giungendo anche a rinunciare in cambio di qualche “lenticchia” a un forte richiamo al rispetto di valori etici nella vita pubblica. Si dice che non tutte le opzioni sociali sono corrette e questo è vero. Ma è vero fino in fondo non a seconda delle convenienze economiche e di “potere”.
Viviamo in un tempo di forte risentimento individuale e sociale: ci hanno fatto credere che tutto ci era permesso, che tutto avremmo potuto avere. La crisi socio-economica ci ha fatto capire che non è così. Gli esperti dicono che abbiamo ancora la fortuna che alcune “rabbie” sociali trovano ancora dei canali per allentare le tensioni. Speriamo che si possa ritornare ad avere una maggiore speranza in un futuro migliore. La speranza però non può dimenticare la nostra storia, la nostra memoria di paese: tutto svicola via. Cosa ci fa sentire seriatesi? Cosa ci distingue dagli altri paesi? Da questo punto di vista e più in generale credo che si debba continuamente ringraziare quelle persone che con spirito di servizio cercano di dare una parte del proprio tempo e della propria vita a servizio della comunità.
A proposito dei giovani mi piace ricordare come negli scorsi mesi diversi oratori abbiano chiesto incontri sulle tematiche dell’impegno sociale e politico. E questo dice che c’è ancora speranza e non rassegnazione.

Cecilia Morosini si ricollega alle “figure forti”, i leader che oggi dominano lo scenario politico. Ritiene opportuno creare più capacità critica per non essere in balia di queste figure. Propone inoltre di dare più continuità e concretezza al progetto triennale della commissione “Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato”: non solo relazioni in cui stiamo ad ascoltare, ma anche occasioni in cui si possa “masticare” l’argomento.

Maria Rizzi richiama un libretto di Hessel, “Indignez-vous”, da cui è partito il movimento degli indignati. Venti pagine che smuovono. Oggi non c’è più neanche la capacità di indignarsi. Bisogna guardare, indignarsi e partecipare. Lasciarsi smuovere da ciò che accade e sentirsi parte. Ci vuole assunzione di responsabilità.

Don Gino riconosce che sono anche i piccoli gesti a educare alla partecipazione, come il concorso per le scuole portato avanti ogni anno dal “Gruppo Missionario Parrocchiale”.
Riguardo il leader politico, nota come questo sia spesso lasciato solo nelle sue decisioni. Riceve un voto di delega: sei stato eletto, ora fai, senza una relazione partecipativa dell’elettorato.

Marco Zucchelli risponde che il “modello della Delega” era presente nella cosiddetta Prima Repubblica. Ora il “partito cartello” si basa appunto sulla occupazione sistematica dei luoghi del potere, anche degli apparati burocratici. Tutto in nome del consenso che un leader pensa di avere ricevuto dalla gente. Non ha più bisogno della mediazione dei partiti. Lui pensa di aver avuto il consenso dalla gente.
In passato il partito nasceva da un'idea di uomo e di società, l’ideologia, cioè la fissazione in un determinato momento storico appunto di un'idea per permettere all’uomo di vivere bene. La fine delle ideologie è una politica “consumistica” costruita soprattutto sul “battage pubblicitario”: si studia ciò che mi può portare voti. Non c’è più nei partiti una piramide dove si parte dal basso, si fa esperienza  e si emerge. È un periodo di transizione politica di cui non si intuiscono ancora gli approdi.
Siamo in un periodo di transizione politica.

Don Gino fa notare come il modo di stare in politica dei cattolici è molto legato al concetto di Chiesa che hanno alle spalle. Con Pio XII la Chiesa era vista come “Corpo di Cristo”, dopo il Vaticano II come “Popolo di Dio”; queste due visioni si sono poi trasferite nel modo di stare in politica.

Marco Zucchelli chiede che Nando Pagnoncelli ci spieghi proprio questo: come stanno i cattolici in politica.

Marco Redolfi ritiene opportuno che questo tema importante venga maggiormente approfondito in altri CPaP. Dobbiamo impegnarci più direttamente per mettere in relazione gli insegnamenti della Chiesa con il Bene Comune.

Sandra Rossoni ritiene che i tre incontri programmati siano già una buona formazione di base, un bel punto di partenza.

Maria Rizzi riprende la proposta di Farinotti esprimendo la convinzione che se davvero ognuno portasse agli incontri di politica un giovane a testa potrebbero partire veramente dei percorsi interessanti.

Gianantonio Farinotti, riprendendo l’auspicio di Redolfi, propone anche di invitare altri del CPAP che volessero alla commissione “Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato” per fare in modo che questa diventi occasione di ulteriore e più ricco approfondimento.

Don Gino incentiva questa proposta, perché si crei una continuità di gesti oltre che di parole. Continuità che si crea con tante piccole proposte: le domeniche della carità, il concorso missionario, …

Giuseppe Pasquinelli ritiene che senza attivare nuovi percorsi formativi, per parlare di politica, ma anche solo di educazione civica, sarebbe sufficiente venissero utilizzati quelli già esistenti per adolescenti e giovani. Si richiederebbe certo un ulteriore sforzo degli educatori.


Ritenuto esaustivo il dibattito sul tema politica, si passa alla relazione sul lavoro della commissione “Feste Parrocchiali” in vista delle feste del 2014, letta dal referente Attilio Rossoni.

Settimana scorsa si è concluso il ciclo di incontri della commissione “Feste Parrocchiali” dedicato al tema per le Feste del 2014. Partendo dal tema dell’anno pastorale “Uomini e Donne capaci di Vangelo”, si è concentrata l’attenzione soprattutto sul concetto che prima di tutto è necessario essere veri “Uomini e Donne” per essere “capaci di Vangelo”.

Il tema proposto sarà quindi "CI STO!". Questo slogan lascia intravedere una domanda: "a cosa ci sto?". Questo slogan testimonia adesione e accoglienza di una proposta, per dire che c'è posto e per dire che ci stiamo bene contrariamente a quel modo comune di dire "non ci sto più dentro", che esprime un po' il disagio del nostro tempo. "CI STO!" dice l'adesione personale di donne e uomini che diventano così capaci di Vangelo.

"CI STA!" diciamo noi di Dio… che ci sta a fare l'uomo con noi.

"CI SONO STATI!" dicono i testimoni che sono i nostri patroni : Maria, Giovanni XXIII, San Giuseppe, Santa Paola Elisabetta Cerioli, e Gesù Redentore)

"CI STO!" dicono don Michele e don Paolo.

Dal punto di vista pratico le proposte sono:

Creazione di un logo essenziale magari legato al pollice alto di papa Francesco.

Il logo potrebbe diventare uno stencil in modo che con pochissima spesa si possa addobbare.

Creazione di un personaggio che assomigli ad una mascotte per agganciare i più piccoli e le loro famiglie.

Redazione di una preghiera comune a tutte le feste da leggere durante tutte le celebrazioni legate alle feste.

Ai volontari si chiederà in particolare di riflettere sul loro modo di “starci all’interno delle feste” partendo dalla proposta pratica di un brevissimo momento di preghiera prima e dopo i turni di servizio in luoghi precisi e dedicati.

Richiesta di maggior partecipazione di tutti i sacerdoti alle diverse feste proponendo un calendario di turnazione degli stessi sia per le celebrazioni liturgiche sai per condurre i momenti di preghiera al punto precedente.

 

In relazione alla richiesta pervenuta all’ultimo CPaP di coordinare i festeggiamenti per don Michele, la commissione in toto non può occuparsi dell’evento perché a livello temporale coincide praticamente con l’organizzazione di tutte le feste. Però tre membri si sono resi disponibile a fornire supporto organizzativo. All’interno di tale discussione, inoltre ci si è chiesti come e quanto la Parrocchia può e vuole investire su tale evento sia in termini di energie, tempo e finanze. Ovviamente la commissione non può e non vuole dare una risposta a tale domanda, ma una riflessione sull’argomento nelle sedi opportune è urgente e doverosa. 

 

Marzio Pallini, membro della commissione, in riferimento all’ordinazione di don Michele, ritiene opportuno fare più chiarezza sull’accoglienza, magari all’interno di un CPaP: come vogliamo cogliere questa occasione? Quali linee seguire e come coinvolgere la comunità?

Don Gino ritiene più funzionale che le linee base non vengano discusse in un CPaP, ma fra preti, invitando i membri della commissione “Feste Parrocchiali” disponibili.

Maria Rizzi fa presente che al diaconato la comunità non ha risposto calorosamente. Bisogna scaldarsi e scaldare gli animi!

Marco Redolfi ritiene che l’ordinazione sia un’occasione d’oro per coinvolgere gli adolescenti, e può essere loro d’esempio.

Don Stefano mette in guardia dal rischio che resti una questione solo di zona Risveglio, zona d’appartenenza di don Michele. Nota come si trovi scarso coinvolgimento da parte degli adulti della comunità: difficile scaldare gli adolescenti se non si scaldano gli adulti.

Sandra Rossoni suggerisce di coinvolgere nei preparativi un paio di collaboratori di zona per coinvolgere tutta la comunità.

Don Stefano fa notare che non è il primo prete novello che abbiamo a Seriate, un clichè già c’è. Il coinvolgere la commissione “Feste Parrocchiali” era per evitare di creare altre commissioni.

Marco Zucchelli non vede grossi ostacoli operativi. Abbiamo già in comunità persone che seguono ordinariamente l’aspetto liturgico, musicale, culinario, … si tratta di attivarsi. Forse l’unico aspetto da curare è quello della proposta animativa, recital o altro, per coinvolgere i più giovani.

Don Stefano concorda, ma il problema non è quello organizzativo, ma di entusiasmo operativo. È questo che non riscontra.

Marco Zucchelli suggerisce di partire, poi l’entusiasmo verrà strada facendo.

Don Gino ritiene che la settimana vocazionale in occasione di san Giovanni Bosco possa essere l’occasione per scaldare la comunità, oltre alle messe.

Don Stefano chiede comunque che si fissi uno scadenzario a tappe, per non arrivare con l’acqua alla gola.

Attilio Rossoni rimarca, come detto in relazione, che servono comunque idee e direttive chiare, anche a livello economico, prima di sedersi a programmare.


Terminati i punti all’Ordine del Giorno, alle ore 22.57 la seduta è tolta.


 

 

 

Un pensiero su “Consiglio Pastorale del 14.01.2014

  1. Ciao. Mi sono permesso di leggere la relazione del consiglio e mi soffermo sul punto riguardante l’ordinazione sacerdotale di don Michele! Secondo me bisogna scaldare gli adolescenti e i ragazzi perché se si prendono un impegno lo portano a termine con entusiasmo. Però ricordo che il tempo stringe! Partendo dai ragazzi riusciamo anche a coinvolgere gli adulti! In una comunità di 20 mila abitanti sono sicuro che ci sono adulti che si rendono disponibili con entusiasmo alla buona riuscita della festa. L’importante è scaldare la comunità velocemente perché il tempo stringe e partire dagli adolescenti è un Buon inizio! 🙂

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