“In der Hoffnung” con tutta la terra

Commento alle letture della I domenica di Avvento (C)
Ger 33, 14-16; Sal 24; 1 Ts 3, 12-4,2; Lc 21, 25-28.34-36

 
“Ecco, verranno giorni” dice il profeta Geremia, e i giorni sono arrivati! È tempo di entrare in Avvento, tempo dove tutto si fa più vicino: Dio a noi, noi agli altri.

Avvento significa proprio questo: farsi vicino, venire accanto. È tempo di abbreviare le distanze e di conquistare vicinanza. Tempo per fare progressi, tempo di crescere e sovrabbondare nell’amore fra noi e verso tutti. (1 Ts 3,12)
Certo, il primo brano evangelico di questo tempo nuovo è drammatico, ma solo apparentemente drammatico. Terremoti, carestie, guerre… e le notizie dei nostri giorni: dalle ennesime alluvioni alla chiusura dell’Ilva di Taranto dove sembra piovere sul bagnato. Non basta la crisi di quell’industria e di un’intera città; si abbattono un tornado e un fulmine a peggiorare la situazione; e chissà quante altre notizie tra la stesura di questo testo e la sua lettura. Colori scuri della storia di sempre. Accadeva, accade e accadrà. Vicende di terra, per uomini terrestri… di ieri e di oggi. E possiamo persino morire per la paura di queste cose.
“Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo”, esclama una voce che proviene dall’alto: da un pulpito posto qualche gradino sopra le nostre teste come da una vecchia scala o da un paio di trampoli. È la Parola più alta e più grande dei nostri drammi, che solo perché proviene da uno sguardo altro può parlare ancora e risuonare come un invito, un incoraggiamento. Così la terra e tutti gli “Adamo” (terrestre) che la abitano non è risucchiata verso il basso. La creazione geme e soffre – dirà San Paolo (Rm 8,22) – ma attende con impazienza che venga un Dio esperto in amore, “che ci insegni a vivere in questo mondo, su questa terra con sobrietà, con giustizia e con pietà” (Tt 2, 12) e tutto questo mentre il mondo sembra crollarci addosso. E non vale gridare “Si salvi chi può!”. Il cristiano non scappa ma intercede, cioè cammina in mezzo, facendosi strada tra le macerie, cercando la vita… non fosse che un piccolo germoglio (Ger 33, 15), germoglio di quel Dio che ancora deve fiorire e nascere in noi. Mi ha sempre colpito che nella lingua tedesca la donna in dolce attesa sia detta in der Hoffnung, in speranza!
 
In der Hoffnung è Maria.
In der Hoffnung è la Terra.
In der Hoffnung è ogni uomo di terra.
In der Hoffnung, sia la Chiesa!
 
E quando la terra darà il suo frutto (sal 66), quando sarà tempo di mettere al mondo, noi vedremo che questo figlio della terra – sia egli Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, o ogni figlio che viene alla luce – avrà, come me, la pelle di sfumature color terra. Dall’alto una voce – come un Padre che veglia su tutti i suoi figli – ci dirà: “Questi è il Figlio mio amatissimo: ascoltatelo!” Se lo ascoltiamo – sia egli Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, o ogni figlio che viene alla luce – noi ci scopriremo tutti fratelli.
 

 

Questo articolo è stato pubblicato in PASTORALE da Don Stefano Manfredi . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

3 pensieri su ““In der Hoffnung” con tutta la terra

  1. Cristo, Figlio di Dio, si è fatto uomo ed abita in mezzo a noi.

    Auguro di vivere un Santo Natale a tutti gli uomini di questa terra

    con questa certezza.

  2. Immer in der hoffnung di una Terra dove possiamo essere tutti uguali nelle nostre diversità!
    Immer in der hoffnung che il battito dei nostri cuori , sia per tutti  uguale, come lo era ieri mattina a Paderno…….. uguale  al suono del tamburo ……..
    BUON AVVENTO A TUTTI!!!

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