Lettera di don Marco

Ciao don Mario,

Scrivo a te perché sei chiamato ad essere padre della comunità di Seriate e quindi scrivere a te è come scrivere a tutta la famiglia.

La prima Pasqua lontano da Seriate, lontano dalla mia terra e dagli affetti, ma questa condizione in questa Pasqua è comune a tante persone a causa di un virus, è stata una quaresima lunga e faticosa che ha visto tanti segnati dalla tristezza del lutto o la sofferenza della malattia. È stata una quaresima che ha fatto provare la solitudine del deserto, l’oppressione della prigione, è stata una quaresima buia come la disperazione di una tomba.

Domani è Giovedì Santo, inizia il triduo Pasquale e forse quest’anno più di altri anni possiamo sentirci vicini ai sentimenti di Gesù: l’angoscia del Getsèmani, l’oppressione dell’interrogatorio, la solitudine della croce, il buoi del sepolcro.

Accendere il Cero Pasquale sabato sera sarà allora davvero carico di speranza: dentro quella fiamma brilleranno i volti delle persone che in questi mesi ci hanno lasciato, per quella fiamma brilleranno gli occhi delle tante persone che attendono una notizia, a quella fiamma si scalderanno le persone che attendono il calore della compagnia di qualcuno.

Alzalo in alto quest’anno il Cero Pasquale, urla: “La luce di Cristo” perché possa davvero squarciare la notte di questo tempo, per ricordare che Cristo è veramente risorto ed è vivo in mezzo a noi, che non ci ha mai lasciati soli anche se è stato difficile crederlo.

Buona Pasqua don Mario, a te e a tutti i seriatesi.

Con affetto

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