Diciottenni al Monastero di Bose

Cosa avrà lasciato nel cuore e nella mente di dieci diciottenni della nostra comunità l'esperienza della settimana di fine agosto al monastero di Bose? Scopriamolo insieme:

 

 


Questa esperienza è stata come una rivoluzione che cambia il modo di vedere e di sentire il mondo che ci sta attorno. Non sapevo cosa mi sarei dovuto aspettare, sicuramente sapevo che avrei dovuto faticare e mettere in gioco una buona parte della mia capacità di adattamento alla situazione, ma appena arrivato qui, ho capito che tutta la fatica che tutti i monaci fanno e che io pensavo di dover fare, è compensata poi da un clima di tranquillità totale, di serenità che avvolge tutto questo luogo. Ovviamente la fatica c’è stata, sia fisica che  psicologica, però sono state sempre alleviate dopo poco: quella fisica da una buona doccia e un buon pranzo, mentre quella psicologica dalla serenità e dalla gente che  abita il monastero.
Un’ulteriore riflessione che ho fatto in questa settimana è stata sulla gente che  ho incontrato e conosciuto qui: la simpatia dei ragazzi di Lecce, soprattutto di Matteo. Ma quello che  mi ha colpito sono stati i fratelli e le sorelle che ho incontrato qui, a partire da Benedetta, passando per Lino, Silvia, Norberto, Lorenzo, Giandomenico e tutti gli altri. Non pensavo fossero così simpatici, accoglienti, rispettosi e aperti nei nostri confronti.
E’ un luogo veramente fuori dal mondo, ma speciale, straordinario soprattutto grazie alle persone che  lo rendono così.
E’ un’ esperienza che  consiglierei a chiunque.


Venire a Bose è stata veramente un’esperienza diversa. Al di là della preghiera, ci si ritrova in un’atmosfera di assoluta tranquillità che non ho mai trovato in nessun altro luogo.
Abbiamo incontrato ragazzi provenienti da altri posti e li abbiamo conosciuti lavorandoci e parlandoci insieme.
Questa è stata una settimana di esperienza condivisa per ciascuno di noi, ovviamente in particolare con i ragazzi del nostro gruppo. Ho imparato anche a conoscere meglio i miei stessi compagni di avventura.
Quando ho deciso di partecipare, non ci avevo riflettuto poi molto, ma questa esperienza di lavoro e condivisione mi ha veramente  colpito.
Le preghiere dei monaci sono veramente molto suggestive e mi hanno portato, da quasi completo scettico che ero, a pormi ancora qualche domanda. 


Penso che l’esperienza vissuta mi ha permesso di ritrovare un po’ di pace, di porre l’attenzione su me stessa e di trovare quell’intimità col Signore che da un po’ avevo perso. Sono rimasta molto colpita e affascinata dal luogo e dai modi di vivere della comunità, totalmente diversi da quelli che  mi aspettavo.
Coinvolgente è stata  l’esperienza lavorativa che permette ai monaci di provvedere ai bisogni del monastero. L’essenzialità della loro vita, fatta di preghiera, di lavoro e di silenzio, mi ha fatto riflettere sulla possibilità di vivere con maggior sobrietà.  Avere meno ansia nei confronti delle cose, permette di poter scavare meglio all’interno di noi stessi e ci rende più sereni. Una volta a casa, spero veramente di portate anche  solo una briciola dell’essenzialità di questo posto e di riuscire a ritagliarmi momenti di silenzio e di riflessione. 


Questi giorni mi hanno aiutato  a riflettere sui veri valori della vita e che è sempre importante aiutare il prossimo perché è dando agli altri che ti puoi sentire realizzato e dando agli altri trovi anche benessere per te. In questo  monastero la vita è basata sulla collaborazione e responsabilità, per questo  provo ammirazione perché tutti possono contare sugli altri e tu ti senti utile per gli altri.
Nonostante le perplessità iniziali nell’intraprendere questa esperienza, sono stata soddisfatta. Mi è servito per riflettere, staccarmi dalla vita di tutti i giorni e dal superfluo. Il lavoro nell’orto, seppur duro, è stato un’occasione per sperimentare la fatica fisica, un momento per riflettere e pensare a me stessa. Mi ha colpito la grande condivisione e l’aiuto reciproco. Capisci il vero valore delle cose e al contrario ciò che può essere superfluo e meno importante. 


Quella al monastero di Bose è stata un’esperienza che mi ha fatto riflettere sul senso della vita sia cristina che non. Ho finalmente capito l’importanza dei comandamenti e degli insegnamenti che Gesù tramite il Vangelo ci propone e ci riproporrà durante una seconda lettura del testo.
Oltre a questo però, mi ha colpito molto la quiete con cui  i monaci affrontano la loro vita: tutto viene fatto con estrema semplicità. Venendo al monastero sembra di entrare in un mondo a sè, distaccato da tutto ciò che vi è intorno, in cui tutti sono disposti ad accoglierti con un sorriso e ad aiutarti nel caso ti si presentasse la più piccola delle difficoltà. 
In definitiva dico che, mi piacerebbe ritornare in questo angolo di paradiso, magari tra qualche anno, per vedere se il mio pensiero da adulto sarà sempre lo stesso o se riuscirò ad aprire la mente sempre più,riflettendo su dettagli che da giovane avevo trascurato. La cosa che  mi aveva colpito di più all’arrivo era il piccolo shop del monastero in cui non c’era una cassa, perché la comunità si fida degli ospiti che devono lasciare l’importo dovuto per un eventuale acquisto in una cassetta, esponendo l’intero monastero ad una eventuale truffa. Ora a mezza giornata dalla partenza, la cosa non mi stupisce per niente, ed anzi, condivido la scelta dei monaci perché entrando a Bose si respira un clima nuovo, in cui anche un ladro dal cuore di pietra riuscirebbe a redimersi e a smettere di praticare  i suoi folli atti. Bose è un posto magnifico, so di averlo già detto, ma lo ripeto perché non credo che esistano  altri posti del genere nel mondo. I problemi della vita qui non possono entrare, ma al loro posto entra una quiete ed una pace d’animo che altrove sarebbe  impossibile da trovare.


In questa settimana ho provato a svolgere la vita in un monastero, anche se molto più liberi nelle scelte da prendere. In questa settimana abbiamo pregato, lavorato e parlato con i monaci. In questo monastero mi è piaciuto il fatto che non pregano solo cattolici, ma tutti i cristiani.
Oltre alla preghiera abbiamo anche lavorato con loro, chi nei boschi come  me, chi nell’ orto, chi a raccogliere la frutta e chi invece  in cucina. Nel pomeriggio verso le cinque abbiamo partecipato alla lectio divina dove per tre pomeriggi abbiamo parlato di tre letture evengeliche: il “giovane ricco”, “il comandamento più importante” e “la parabola delle monete d’oro”. Mi ha particolarmente interessato la seconda, quella dal Vangelo di Marco 12,28-34, perché Marco, a differenza di Matteo e Luca, dice che il maestro della legge si interessò alla parola di Gesù, piuttosto che metterlo alla prova. Più avanti si legge che alla domanda relativa al comandamento più importante, Gesù risponde con due comandamenti, il che mi ha fatto un po’ pensare, ma rileggendo meglio si può capire che i due comandamenti possono diventare solo uno. Il primo comandamento dice di amare Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze e quando senti la parola “tutto” un po’ ti spaventi, ma per amare fino in fondo il tutto ci deve essere altrimenti è solo una presa in giro. 


Provare un’esperienza nuova non è mai facile. Significa lasciare alle spalle le abitudini quotidiane per ricominciare un’altra vita, un altro tempo, una nuova era. Pensavo di ritrovarmi in un luogo chiuso con quattro mura dove nessuno può oltrepassare il confine. Al primo impatto sono rimasta sbalordita nel guardare quelle persone che  conducono una vita al servizio di Gesù come suoi discepoli. Mi sono chiesta tante volte quale motivo li ha spinti. Credo che sia un grande sacrificio rinunciare alle persone più care al mondo: amici, parenti, genitori. Con il loro sorriso smagliante mostravano la loro voglia di vivere. Il cuore mi ricolmava di gioia, mi faceva sentire accolta come uno di loro. Uniti più che mai, formano una seconda famiglia chiamata “fratelli e sorelle”. Gesù disse loro “amatevi gli uni gli altri come Dio ha amato voi”. 


Partire per un viaggio, un’esperienza nuova non è mai facile. Partire vuol dire per me lasciare la quotidianità, la routine in cui vivo, le certezze per scaraventarmi in un’esperienza nuova, diversa.
La vita monastica non me l’immaginavo così, la credevo più chiusa tra le quattro mura di un convento, più distante da noi. Mentre i monaci erano in mezzo a noi con la loro esperienza, la loro gioia, il loro sorriso sempre presente a quel “Buona giornata!” che davvero la rendeva bella.
“Metti in circolo il tuo amore”. E’ questa la frase che per me sintetizza quest’esperienza: la gratuità con cui dividevano il loro tempo, la disponibilità e l’affetto che traspariva sui loro  volti, il mettere in pratica “amatevi gli uni gli altri” nei confronti di tutti.
Sono partita non sapendo cosa aspettarmi e ora torno con la certezza che ne è valsa la pena. 

VEDI L'ALBUM FOTOGRAFICO DELL'ESPERIENZA

 

 

5 pensieri su “Diciottenni al Monastero di Bose

    • Sì , te lo consiglio, assolutamente!!! Noi ci siamo stati per il campo di lavoro, quindi il soggiorno era gratuito. Abbiamo comunque lasciato un'offerta. Ti consiglio di consultare il sito del monastero e di contattare poi fratel Marco dell'ospitalità che saprà sicuramente darti tutte le informazioni. Tieni presente  anche  la possibilità di vivere la fine dell'anno a Bose.

  1. Bravi sì!
    Queste esperienze forti, se vissute con il giusto spirito, lasciano sempre "un qualcosa".. una frase, una riflessione, uno stato d'animo particolare, un punto di vista diverso…
    La difficoltà è poi portarsi dentro il vissuto nella quotidianità… ogni tanto bisogna trovare momenti per "ricaricarsi"…

  2. Che bello ritrovarvi qua! E provare ad immaginare dietro gli scritti i vostri volti. Un'esperienza di senso! Temevamo… Ma era troppo bella da proporre…. "Ora et labora" E abbiam corso il rischio! Una fiducia reciproca! E Bose ancora una volta ha saputo dire e dare! Un bel trampolino di lancio verso la professione di fede e la vita! Un credere sempre da cercare e un condividere per camminare! Il senso…!
    Grazie a voi che avete accolto la proposta e ci avete dato fiducia!
    Grazie a don Marco e a Sandra per la disponibilità nell'accompagnarvi!
    E credo di poter dire a nome di tutti i catechisti di quarta : Siamo fieri di voi!

  3. Bravi ragazzi! Vedo che il vostro coraggio nell'affrontare un'esperienza all'apparenza non facile è stato ampiamente ripagato! Sono contento! 
    Vedo che nonostante i catechisti che avete crescete bene!
    Hihihi!
    A presto!
     

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