Consiglio Pastorale del 08.11.2016

Verbale di
martedì 11 ottobre 2016

Centro Pastorale Parrocchiale

Alle ore 20.30, con l’Adorazione Eucaristica Silenziosa nel Santuario del Sacro Cuore s’è dato il via al secondo incontro dell’Anno Pastorale.

Assenti: Marzio Pallini, Angelo Paganessi, Mariella Manenti, Francesco Chiesa, Virginio Fornoni, Marco Zucchelli, don Denis e rappresentati Suore Scuola Materna di via Colleoni.


Viene approvato il verbale della seduta precedente.


Don Marco stila un bilancio sulle attività che hanno preceduto l’inizio della catechesi dei ragazzi.
Reputa positiva l’esperienza dell’Open Day: è stato un momento festoso e di incontro informale, non solo l’occasione per iscrivere i figli alla catechesi.
Anche la serata di presentazione dei nuovi cammini di catechesi al Teatro Gavazzeni è stata un’occasione di incontro piacevole, e anche i riscontri avuti dopo l’hanno confermato.
La formazione dei catechisti, con la modalità di posticipare l’inizio delle attività per lasciarvi più spazio, ha dato i suoi frutti in quanto alle presenze, maggiori rispetto allo scorso anno.

Don Marco poi condivide le classiche difficoltà “dell’andare a regime” con gli incontri settimanali di catechesi.

Comunica in breve anche l’evoluzione del cammino degli adolescenti: non più incontri settimanali di formazione, ma esperienze dirette e poi rilette con l’aiuto dei catechisti in cinque ambiti (comunità, animazione, carità, formazione e spiritualità).


Don Mario introduce il tema centrale dell’incontro di oggi: le Relazioni, associate alla Zona di San Giuseppe. Sono state invitate persone che vivono la Zona e altre legate ai gruppi famiglia.
Commenta il testo tratto dal Convegno Nazionale Ecclesiastico di Verona già proposto nella convocazione del CPaP e dà il via agli interventi.

Maria Rizzi ricorda l’esperienza di Relazione e accompagnamento intrapresa qualche tempo fa con i genitori di bimbi sotto l’anno di età. Era un bel segno di cura, che dovrebbe continuare.

Don Marco risponde che è stata interrotta perché agli incontri non partecipava praticamente nessuno. I bambini piccoli assorbono tutte le energie, e i loro genitori difficilmente riescono ad uscire.

I vari rappresentanti dei gruppi famiglia, su invito di don Marcello Crotti, si presentano.

Alberto Pinetti ammette che non conosceva la realtà di questi gruppi. Anche lui partecipa a un gruppo simile a quelli appena descritti e auspica qualche incontro e un coordinamento comune, e che l’esperienza possa essere allargata.

Marco Redolfi rammenta la difficoltà a creare un coordinamento fra questi gruppi, ognuno va sulla sua strada. In passato si era cercato di organizzare insieme la “giornata della vita”, ma senza un coordinamento che si prenda cura della cosa è difficile.
La proposta ad altre famiglie è stata fatta, soprattutto all’interno dei corsi fidanzati, ma non ne sono mai partiti altri.

Don Mario dice che sarebbe bello capire perché dei gruppi come questi sono uniti da 25 anni, in modo anche abbastanza autonomo e spontaneo. Bello poi che questi gruppi formino anche i loro figli, forse con più successo che nelle aule di catechismo: potrebbe diventare il modello della pastorale ordinaria?

Anche Gianantonio Farinotti appartiene ad un gruppo famiglia, ora in fase di stand by, esterno alla Parrocchia. In base all’esperienza sottolinea che la prima condizione per gruppi di questo tipo è quella di ‘scegliersi’ (risulta quindi difficile allargare le esperienze a persone che non hanno un legame consolidato). Un altro collante risulta inoltre essere la condivisione della condizione di genitori.

Cristina Cornago rafforza la condizione del potersi scegliere: avere le stesse dinamiche, età e interessi aiuta parecchio.

Stefano Quadri racconta che anche il suo gruppo è nato su un’amicizia precedente, in modo spontaneo. Non sempre i tempi della Parrocchia coincidono con i tempi delle famiglie, quindi questi gruppi si sono creati una formazione “su misura”.

Il gruppo di Maurizio Chigioni è nato su invito di don Gigi, conseguente ad un questionario. Questi gruppi, oltre che la gioia dell’incontro, sono anche una bella risorsa per formare coppie da inserire nella comunità.

Evelino Rossoni riconosce che è la Fede il segreto che tiene uniti dopo anni questi gruppi. Le difficoltà familiari, se condivise, si superano con più facilità.

Stefano Quadri ha il rammarico che come gruppi famiglia non si riesca a dare un grande apporto alla vita comunitaria. Tutti, chi più e chi meno, lo fanno come singoli, ma uniti non si è mai riusciti.

Don Mario ricorda una sua battuta fatta all’incontro di presentazione della catechesi: mi piacerebbe fare una scuola per genitori. Qualcuno dopo l’incontro gli ha detto che si sarebbe iscritto volentieri. Questi gruppi potrebbero essere una risposta a questa necessità. Perché non impostare una pastorale che dia più spazio a questi gruppi famiglia?

Marco Redolfi, non per essere nostalgico, ricorda come 20 anni fa c’era la “settimana della famiglia”, a sottolineare l’attenzione maggiore che c’era. Forse dovremmo recuperare alcune iniziative, seminare di più, sapendo che i frutti non si raccolgono subito.

Elena Clapis ricorda l’inizio del suo gruppo: ci siamo scelti e trovati nelle nostre case con molta semplicità e confidenza.

Don Mario riconosce un parallelismo che le prime Comunità Cristiane, anche loro si trovavano nelle case. Dovremmo poi imparare nella pastorale di tutta la comunità a dare più attenzione ai ritmi e orari delle famiglie.

Maurizio Chigioni propone di fare una messa domenicale per la famiglia.

Don Mario chiede di fornire a don Marcello, referente dell’ambito Relazioni, delle indicazioni pratiche per mettere al centro della pastorale la famiglia.

Don Marcello riconosce nella presenza questa sera dei gruppi famiglia una chiara indicazione sulla strada di prendere. Dovremmo far diventare “pastorale ordinaria” questo modello.

Ivana Belotti suggerisce un’indicazione da tenere presente in tutti gli ambiti: diversificare le proposte. I gruppi famiglia sono un’esperienza elitaria, per pochi, ci vogliono esperienza adatte a tutte le bocche. La “locanda dell’accoglienza”, citando il documento di Verona, deve essere aperta anche a chi fa fatica con la Fede.

Gianantonio Farinotti ricorda come oggi in realtà non esiste la famiglia, ma tanti tipologie di famiglie, anche molto diverse fra loro (nuclei monogenitoriali, famiglie con un figlio, famiglie numerose, …), oltre che tanti single. L’ambito della relazione deve quindi tenere presente tutte queste situazioni. Da considerare poi che la presenza di genitori anziani all’interno delle famiglie può aprire altre interessanti prospettive.

Don Mario ricorda che stiamo ragionando sul futuro, cercando di trovare delle strade, dei criteri per fare scelte, senza dettare soluzioni.
Il criterio non è “tenere dentro tutti”, ma “far compiere scelte da adulti”. La porta è sempre aperta, ma entra chi lo sceglie liberamente, decidendo della sua vita.
Le proposte non sono per tutti? Il calo dei battesimi ci dice che le persone si stanno chiamando fuori liberamente dalla comunità, non è questione di proposte…

Ivana Belotti condivide il fatto di non “annacquare” le proposte per tenere dentro tutti, ma ritiene opportuno diversificare le proposte. Il rischio è di non prendersi cura dei più deboli se si fanno cose solo per i più vicini.

Cecilia Morosini rammenta che già il fatto di voler impostare la pastorale sulla famiglia congloba il mondo, perché le famiglie sono diversissime. La famiglia coinvolge integralmente la persona, tutte le fasi e tutte le situazioni. Si devono fare proposte accoglienti con opportunità di dialogo e di accompagnamento delle fragilità.

Stefano Lussana ricorda come ogni famiglia ha iniziato a partecipare ai gruppi per un motivo diverso, ma sempre mossa dalla volontà di partecipare. L’affiatamento del gruppo poi ha fatto il resto. E’ stato bello avere nei gruppi i nostri figli, spero sia stato d’esempio per loro, che gli abbia lasciato qualcosa di bello… e che in futuro decidano anche loro di formare un gruppo famiglia.
I gruppi devono mantenersi con le modalità attuali di spontaneità di adesione, senza diventare troppo grandi per non trasformarsi in assemblee impersonali.

Maurizio Chigioni avverte la bellezza di essere stato accompagnato da un gruppo in tutte le fasi della vita e in tutte le problematiche. Scherzando, sostiene che ora si stanno accompagnando nell’anzianità.

Leandro Pirovano è d’accordo sul mantenere la famiglia al centro della Comunità, ma occuparsi di Relazioni non vuol dire fermarsi alle famiglie. Ci sono gli immigrati, famiglie che con la scelta di non battezzare i figli si allontanano dal cristianesimo,… dobbiamo chiederci come possiamo entrare in relazione con loro, che rapporti tenere ad esempio nei momenti di lutto.

Attilio Rossoni, che si sente di rappresentare le giovani famiglie, sostiene che i gruppi sono per chi è già avanti nella Fede. Quando abbiamo seguito il corso per fidanzati ci era stato proposto di creare un gruppo, ma fra persone che si conoscono poco è difficile. Potremmo crearne uno con i nostri amici, magari con qualche sacerdote che ci stimoli a farlo.

Don Marco condivide che quando partecipa a qualche gruppo famiglia respira una boccata d’ossigeno per la sua Fede. Ritiene che non sia spontaneo trovarsi fra amici per parlare di Fede, non è facile questa condivisione.
Certe prossimità che si vivono in famiglia dobbiamo applicarle alla Comunità, lo stile della famiglia deve diventare quello della Parrocchia.

Maria Antonietta Gusmini riporta che accompagnando i genitori dei sacramenti, l’intento era proprio quello di ritrovare le famiglie, accompagnarsi a vicenda, vivere insieme e sostenersi l’un l’altro. L’esperienza piaceva, e molti genitori hanno chiesto di poter continuare anche dopo il sacramento del figlio con questo stile. E’ sempre comunque necessario avere percorsi differenziati.

Elena Clapis riconosce che per le famiglie che hanno il desiderio di incontrarsi ma non l’amicizia è difficile partire. C’è bisogno di accompagnamento e di percorsi differenziati.

Don Mario riconosce di aver ricevuto tanti spunti questa sera. Non dobbiamo avere la paura di guardare avanti. Dobbiamo progettare una pastorale diversa, anche se si raccoglieranno i frutti fra 10 anni. Le “pezze” non vanno bene. Dobbiamo levare le ancore, altrimenti le navi restano al porto e non pescano nulla. Proviamo a sognare e ad ipotizzare.


L’incontro si conclude alle ore 22.42.

Un pensiero su “Consiglio Pastorale del 08.11.2016

  1. Questi gruppi di famiglie, composte e formate per motivi diversi, intanto sorprendono per il cospicuo numero; indipendente di chi lascia o entra a fare parte vuole dire che c’è molta animazione e fermento; chi ha fatto parte o chi continua ad esserci, “tutti” si arricchiscono un po nella fede nel trovarsi insieme parlando, discutendo con qualsiasi argomento.

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