Consiglio Pastorale del 17.11.2015

Verbale di
martedì 17 novembre 2015

Centro Pastorale Parrocchiale

Alle ore 20.50, dopo la preghiera comune, s’è dato il via al secondo incontro dell’Anno Pastorale nella sala della Comunità “Mons. Ferdinando”.


Assenti: Mariella Manenti, Marzio Pallini, Giuseppe Pasquinelli, Alberto Pinetti, Paolo Valoti, Marco Zucchelli, don Stefano Manfredi, Padre Rotislav, rappresentati Suore Scuola Materna di via Colleoni.


In apertura don Mario informa che don Mathieu continuerà la sua missione verso gli immigrati di lingua francofona a Roma, quindi non sarà più parte del nostro CPaP.

Per chiarire sul futuro delle Commissioni del CPaP, precisa che potrebbero essere convocate “ad hoc”, per alcuni approfondimenti su temi specifici, e non in modo sistematico, lasciando comunque la libertà di ritrovarsi e portare proposte concrete al CPaP. La Commissione “Feste Parrocchiali” invece è bene che continui la sua attività, per progredire nell’esercizio costante di sintonia pastorale sul quale sta già ben lavorando.

Dopo questa premessa, don Mario introduce i lavori di gruppo della serata. La domanda principe che li guiderà sarà “come sarà Seriate nel 2025?”. Non si tratta di fare i maghi e di scrutare la sfera di cristallo, ma di provare a definire la direzione che vogliamo dare alla nostra Parrocchia per definirne alcune priorità d’azione.
Alcune riflessioni riguardanti la realtà le faremo in modo approfondito anche con i catechisti, magari allargando la relazione a tutto il CPaP: il titolo sarà “la trasmissione della fede, difficoltà e prospettive”. Analizzeremo il modo di vivere la fede oggi.
Anche l’elenco delle strutture da aggiornare o costruire lo tratteremo meglio in un altro CPaP, nell’ottica evangelica che insegna “chi vuole costruire una torre e non si siede prima a calcolare la spesa se possa…”. Siamo chiamati a farci buoni amministratori. Stasera siamo chiamati, alla luce di alcune previsioni sullo sviluppo sociale, a definire alcune linee guida per il futuro, alcuni punti saldi imprescindibili, anche per orientarci in ordine alle strutture. Alcuni esempi, per intenderci: i battesimi di quest’anno sono stati fino ad ora 89, quattro anni fa 129. Sono in calo negli ultimi anni: meno nascite o meno richieste di battesimo per i figli? Se nascono meno figli, e giusto pensare di avere più centri per la pastorale giovanile? O è meglio destinare ad altro le strutture? E con tutte le normative di sicurezza ed aumento dei costi di gestione, è pensabile di riuscire a mantenere tutte le strutture in futuro? E avremo ancora volontari in numero sufficiente? Anche il numero di sacerdoti in Diocesi sta calando: a Seriate avremo sempre a disposizione lo stesso numero di preti? E’ necessario pensare ad un nuovo ruolo per i laici? Il compito di stasera è dunque questo: definire alcuni criteri per compiere le scelte giuste ed essere “in salute” fra 10 anni.

Dopo 45 minuti di riflessione divisi in 3 gruppi, si passa alla condivisione.

Per primo gruppo, Fausto Duca, riporta:

  • come spesso ricorda papa Francesco, siamo chiamati ad essere Chiesa povera per i poveri: questa è la prima priorità. Dobbiamo avere questa attenzione anche per le strutture, cercare una soluzione intermedia, evitando i fasti. Sarà questa la linea da seguire qualora si vogliano approntare dei lavori per le strutture di San Giuseppe e della Zona Serena, che appaiono più necessarie.
  • dobbiamo sempre tenere al centro la persona, definire le nostre strutture per il loro benessere, e un occhio di riguardo nei prossimi anni lo dovremo dare agli anziani e ai single, fra cui molti separati, sempre in aumento.
  • di fronte ad un pluralismo di fedi, dobbiamo valorizzare la Comunità, lo stare bene insieme, la nostra unione.
  • visto il probabile calo dei sacerdoti a Seriate, dobbiamo scoprire e valorizzare i carismi che già i laici hanno, e favorirli nel metterli a disposizione della Comunità.

Per il secondo gruppo, Evelino Rossoni, così sintetizza:

  • fra 10 anni la nostra Parrocchia potrebbe mantenere la strutturazione in Cinque Zone, ma sarà necessaria una maggiore aggregazione e condivisione, con un maggior interscambio di risorse e ruoli.
  • ci sarà bisogno di una collaborazione chiara e di mutuo aiuto fra sacerdoti e laici, con ruoli ben definiti e condivisi, ognuno secondo il suo carisma.
  • il diminuire di numero, renderà necessaria una maggiore consapevolezza dell’identità cristiana di ciascuno: si deve ritrovare nel quotidiano l’essere cristiano, l’essere testimone.
  • c’è il rischio che la Parrocchia diventi per molti solo una erogatrice di servizi, da cui vado solo quando serve alle mie necessità. Solo una comunità unita è fedele può impedire questo.
  • le strutture richiederanno, a fronte della crisi economica che stiamo attraversando e in vista del calo di fedeli, degli interventi funzionali senza eccessivi impegni economici.

Matteo Vitali concentra le riflessioni del terzo gruppo in due parole: essenzializzazione e formazione:

  • dobbiamo capire cosa è veramente importante e imprescindibile e curarlo bene, come la liturgia, e avere il coraggio di dare meno energie a ciò che non è fondamentale. I sacerdoti dovrebbero aiutare i laici e suggerire dove è più necessario il loro impegno, sempre secondo i carismi.
  • anche il numero di Zone Pastorali forse dovrà diminuire, aggregando intorno a tre centri: Luce, Paderno e San Giuseppe.
  • lo stesso per le associazioni, molte fanno fatica, sono composte da pochi membri e riescono a fare poco: il concentrare le forze potrebbe giovare.
  • gli incontri serali proposti da diverse realtà parrocchiali andrebbero rivisti: sono tanti e rischiano dispersione nei partecipanti. Più collaborazione potrebbe farli calare di numero e aumentare in qualità e partecipazione.
  • se i laici dovranno aumentare in responsabilità, lo dovranno fare anche con maggiore consapevolezza che solo un’adeguata formazione, anche spirituale, può dare.

Terminate le tre restituzioni, si dà spazio agli interventi liberi.

Don Marco sottolinea come la Chiesa debba sempre tenere al centro questi 3 bisogni: Carità, Liturgia e Catechesi. Se i preti caleranno anche a Seriate, bisogna lavorare per salvaguardare la loro unità, anche come strutture abitative: sarebbe bello potessero vivere fianco a fianco. Se poi la Parrocchia è una, uniche sono anche le strutture, pur dislocate in diverse Zone: alcuni “orticelli” andrebbero aperti e condivisi. Anche le attività proposte dalle Zone dovrebbero essere maggiormente condivise e percepite come comunitarie, evitando attività simili proposte da più Zone: meglio una solo ma curata bene a aperta a tutti.

Anche don Marcello Crotti rafforza la proposta di don Marco dell’unità dei sacerdoti. Propone poi che le strutture delle Zone non siano dei cloni tutti uguali, ma che si diversifichino in modo da garantire più possibilità a servizio dell’intera Comunità.

Leandro Pirovano intravede nella celebrazione dei sacramenti la via giusta: sono celebrati anche in chiese diverse dalla parrocchiale, ma per tutti, indipendentemente dalla Zona di appartenenza. Così il servizio di colloquio e confessione dei pomeriggi in chiesa parrocchiale: tutti sanno, anche nelle Zone, che lì c’è sempre un sacerdote pronto ad accogliere. Quello che avviene in Parrocchia è sempre di tutti, indipendentemente dal luogo o dalla Zona.

Gianantonio Farinotti evidenzia la positività della serata: pensare al futuro aiuta ad affrontare i problemi di oggi. Possiamo già attuare piccole scelte per camminare in quella direzione.

Don Mario, chiudendo gli interventi, dice che sono uscite diverse linee per la guidare la Parrocchia verso il 2025: progettare il futuro, indipendentemente dai programmi concreti che poi riusciremo ad attuare, ci farà arrivare meno impreparati all’appuntamento. Si tratta ora di ragionare, insieme, per costruire il progetto che abbiamo iniziato a gettare.

In chiusura, si comunica che Eugenio Alborghetti, rappresentante dell’ACLI di Seriate, lascerà il posto ad un altro membro, che l’ACLI stessa nominerà.

Vengono poi voltati due rappresentanti per il rinnovo del Consiglio di amministrazione di due realtà fra loro collegate: la Fondazione Luogo Pio Sac. Francesco e la Scuola materna Sac. Francesco Bolognini Bolognini. Sono eletti all’unanimità: Coffetti Giuliana e Burini Luigi.

L’incontro si conclude alle ore 22.40.

5 pensieri su “Consiglio Pastorale del 17.11.2015

  1. Due piccoli “Camei”, da un ex catechista, ex ministro straordinario della Comunione, ex della Voce di Seriate, ex di alcune cose lì a Seriate….: nn. 117 131 e delll’Evangelii Gaudium, oltreché l’esclamazione (sempre da Papa Francesco, Evengelii Gaudium…) “236. Il modello non è la sfera, che non è superiore alle parti, dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro. Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità. Sia l’azione pastorale sia l’azione politica cercano di raccogliere in tale poliedro il meglio di ciascuno. Lì sono inseriti i poveri, con la loro cultura, i loro progetti e le loro proprie potenzialità. Persino le persone che possono essere criticate per i loro errori, hanno qualcosa da apportare che non deve andare perduto. È l’unione dei popoli, che, nell’ordine universale, conservano la loro peculiarità; è la totalità delle persone in una società che cerca un bene comune che veramente incorpora tutti.”: unità nella diversità: il modello non è il centralismo che annulla la personalità, non l’inculturazione, il centralismo, ma l’accettazione della cultura e della identità, dei popoli, delle nazioni, così come delle zone…

  2. 117 Evangelii Gaudium. Se ben intesa, la diversità culturale non minaccia l’unità della Chiesa. È lo Spirito Santo, inviato dal Padre e dal Figlio, che trasforma i nostri cuori e ci rende capaci di entrare nella comunione perfetta della Santissima Trinità, dove ogni cosa trova la sua unità. Egli costruisce la comunione e l’armonia del Popolo di Dio. Lo stesso Spirito Santo è l’armonia, così come è il vincolo d’amore tra il Padre e il Figlio.[93] Egli è Colui che suscita una molteplice e varia ricchezza di doni e al tempo stesso costruisce un’unità che non è mai uniformità ma multiforme armonia che attrae. L’evangelizzazione riconosce gioiosamente queste molteplici ricchezze che lo Spirito genera nella Chiesa. Non farebbe giustizia alla logica dell’incarnazione pensare ad un cristianesimo monoculturale e monocorde. Sebbene sia vero che alcune culture sono state strettamente legate alla predicazione del Vangelo e allo sviluppo di un pensiero cristiano, il messaggio rivelato non si identifica con nessuna di esse e possiede un contenuto transculturale. Perciò, nell’evangelizzazione di nuove culture o di culture che non hanno accolto la predicazione cristiana, non è indispensabile imporre una determinata forma culturale, per quanto bella e antica, insieme con la proposta evangelica. Il messaggio che annunciamo presenta sempre un qualche rivestimento culturale, però a volte nella Chiesa cadiamo nella vanitosa sacralizzazione della propria cultura, e con ciò possiamo mostrare più fanatismo che autentico fervore evangelizzatore.

  3. N.131 Evangelii Gaudium (Papa Francesco). Le differenze tra le persone e le comunità a volte sono fastidiose, ma lo Spirito Santo, che suscita questa diversità, può trarre da tutto qualcosa di buono e trasformarlo in dinamismo evangelizzatore che agisce per attrazione. La diversità dev’essere sempre riconciliata con l’aiuto dello Spirito Santo; solo Lui può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e, al tempo stesso, realizzare l’unità. Invece, quando siamo noi che pretendiamo la diversità e ci rinchiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri esclusivismi, provochiamo la divisione e, d’altra parte, quando siamo noi che vogliamo costruire l’unità con i nostri piani umani, finiamo per imporre l’uniformità, l’omologazione. Questo non aiuta la missione della Chiesa.

  4. d accordo con don mario ho visto nascere le zone credo che ora per i ns tempi siano sorpassate per motivi economici e perché si va in direzione di accorpare non decentrare meglio recuperarela centralita’ della parrocchia soprattutto ci sono troppe messe e, sono d accordo con don Marco troppi dopioni che disperdono la partecipazione in mille rivoli dove tiprevale ” l orticello ” non so questo valutera’ il parroco quanto valga la pena economicamente spendere soldi per sistemare o progettare nuovi centri d agregazione la popolazione neonatale diminuira’ ancora purtroppo meglio ” un centro superaccessoriato che tanti a livello medio” secondo me. grazie per lo spazio concessomi e auguriamoci il meglio per la ns. parrocchia buon Natale e buon anno !

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