Consiglio Pastorale del 29.11.11

Verbale di
Martedì 29 Novembre 2011

Sala Mons. Ferdinando


 

Dopo aver sostato e pregato davanti all’Eucarestia, alle ore 21.07 s’è dato il via al secondo incontro dell’Anno Pastorale del CPaP.


Membri assenti: rappresentante Suore presso Scuola Materna di via Colleoni..


Viene approvato il verbale della seduta precedente.


Don Gino propone la modalità con cui la Parrocchia intende vivere il Programma Pastorale Diocesano “La famiglia, il lavoro, e la festa”: tre temi vastissimi e fondamentali, difficili da soddisfare in un solo anno pastorale. Sollecitati dalla crisi italiana ed europea, l’intenzione è che il cammino parta dal lavoro, tema sul quale la Parrocchia s’è poco spesa negli ultimi anni, demandando il compito alle ACLI. Queste tematiche devo essere più presenti all’interno della vita della Parrocchia perché ci riguardano appieno: ciò che è umano è cristiano.
Don Gino specifica che non si vuole risolvere il problema del lavoro, ma appassionarsi alle sue tematiche chiedendosi “come abitare da uomini il lavoro?” e “come riscoprire un comportamento più etico nella società?”. Questo non ricorrendo ad esperti esterni o grandi relatori (poteva essere una strada), ma ascoltandoci. Sarà l’esperienza di chi vive quotidianamente il lavoro, nella sua umiltà e semplicità, a concorrere al cammino di formazione parrocchiale. L’uomo è essere di relazione, chiamato alla relazione per crescere e divenire sempre più se stesso, ed è in questo spirito che la Parrocchia invita i gruppi e le associazioni, i nuclei familiari, i cittadini a organizzarsi per affrontare il tema del lavoro al proprio interno, per poi condividere le riflessioni in un incontro assembleare il 13 Aprile 2012. Per  guidare le singole riflessioni, la Caritas parrocchiale ha pensato una traccia, che troverà spazio nel numero di dicembre della “Voce di Seriate”.
Non si può parlare di lavoro senza toccare il tema della Famiglia e della Festa: sono tre realtà intimamente collegate fra loro e che appartengono alla “passione del cristiano”. Per questo motivo, l’incontro assembleare sul tema del lavoro del 13 Aprile, non sarebbe completo senza nessuno che abbia in precedenza affrontato e riflettuto le tematiche della Famiglia e della Festa. Se ne farà carico il CPaP, affrontando le due tematiche con la stessa modalità attuata per il tema del lavoro: condividere i vissuti e le riflessioni di ciascuno per arricchirsi vicendevolmente.
Don Gino comunica che è in previsione per l’8 giugno 2012 una tavola rotonda conclusiva del percorso formativo sul tema del lavoro, a cui si vogliono invitare, oltre i parrocchiani che hanno seguito il cammino lungo l’anno, alcune figure istituzionali che si occupano abitualmente del lavoro per uno scambio reciproco di vedute.


Viene poi avviata la riflessione sul tema del lavoro, facendosi guidare e stimolare dalla scheda preparata dal Consiglio Caritas, valutando così anche eventuali modifiche alla stessa in vista della presentazione alla comunità.

In apertura di riflessione, Angelo Paganessi fa una lettura precisa della situazione occupazionale in Italia e nel nostro territorio.

La crisi attuale è una crisi non settoriale o congiunturale ma bensì strutturale, riguarda tutto il mondo occidentale e l'Italia nel suo insieme produttivo ed economico. La prima considerazione è che siamo entrati in una recessione che renderà il 2012 molto più difficile di quanto possiamo immaginarci, a meno che il governo non riesca a ribaltare la situazione con provvedimenti particolarmente incisivi e riforme che possano ridare competitività al nostro paese.  I fondamentali dell'Italia sono buoni: dinamismo del settore privato, solidità del sistema finanziario e qualità del capitale umano; i veri problemi sono il debito pubblico pari a 1900 miliardi di euro, la spesa pubblica fuori controllo e l'evasione fiscale. Quest'ultima oltre che essere un problema economico è specialmente un problema etico e morale, chiama in causa ogni cristiano, ogni volta che accettiamo un lavoro, una visita, una qualsiasi cosa in nero anche noi contribuiamo ad aggravare la situazione!
Un altro problema che ci chiama in causa è quello della denatalità, siamo un paese che invecchia perché mancano i bambini. Almeno in parte il problema viene attenuato dalle nascite delle famiglie degli stranieri presenti sul territorio; nella zone "grande Bergamo", di cui Seriate fa parte, ogni 100 bambini ci sono 165,4 ultra sessantenni!

Tornando al lavoro il problema più scottante è quella della disoccupazione, a Bergamo un giovane su tre è disoccupato, il 10% della forza lavoro è senza impiego, ciò riguarda in modo più preoccupante la fascia di età dai 30 ai 50 anni, persone quasi totalmente con famiglia a carico, con bambini piccoli e magari con un mutuo per la casa in corso. Le ricadute della crisi sul comune di Seriate: sono 139 i lavoratori in mobilità al 15 novembre 2011; diventano 152 con la proiezione al 31 dicembre 2011. Persone in "cassa integrazione ordinaria o straordinaria" al 15 novembre 2011 sono 266, in "cassa in deroga" 24; in totale le persone interessate da queste procedure sono 429. Le entrate del fisco nei primi nove mesi dell'anno sono aumentate di 4,4 miliardi, di cui circa il 40% derivanti dai giochi (lotto, gratta e vinci, scommesse,…).

Maria Rizzi ritiene che ci si debba innanzitutto intendere sul significato di lavoro. Sarebbe interessante risalire all'etimologia del termine per meglio definirne il significato, perchè oggi si tende a chiamare tutto lavoro, anche ciò che non può essere definito tale, come lo spaccio di droga. Manca un'etica del lavoro, all'interno di un'ottica di diritto e di giustizia. Si possono definire il "lavoro nero", il "lavoro a chiamata", lavoro? Bisogna intendersi sui termini e chiamare le cose con il proprio nome. Il lavoro nero è illecito e quindi perseguibile per legge. Il lavoro a chiamata è lecito, ma se utilizzato come copertura di ore di lavoro in nero è illecito. La precarietà e mancanza di lavoro sembrano autorizzare la nostra società ad accettare ciò che viene offerto, indipendentemente dalla regolarità o meno delle proposte. Urge un'etica del lavoro.
Inoltre il lavoro non è tale se toglie dignità all’uomo. In Genesi il coltivare il giardino era bello.

Evelino Rossoni sottolinea come il lavoro oggi sia solo strumento e sinonimo di arricchimento, mentre deve diventare mezzo di realizzazione della persona. Bisogna riscoprire che il lavoro è un valore fondamentale nella vita di ciascuno e lo si può fare se ognuno è attento ad ascoltare l'altro che incontriamo cercando di infondere fiducia nell'importanza di questo valore. Bisogna anche invertire la tendenza e non cedere al compromesso per risparmiare: dobbiamo avere il coraggio di chiedere la fattura, lo scontrino, contratti corretti, non dobbiamo, per un minimo tornaconto personale, rinunciare alla correttezza e alla trasparenza…

Gianantonio Farinotti ritiene importante partire dal passo della Genesi indicato nella scheda proposta dalla Caritas perché ci aiuta ad affrontare il tema della serata partendo dalle “origini”, pur consapevole che non é possibile parlare di lavoro senza affrontare innanzitutto le questioni legate alla crisi finanziaria ed economica che caratterizza il nostro momento presente. Collegando le origini con l’attualità, si può dire che la crisi non é altro che il sintomo che segnala che abbiamo interpretato male il comandamento di Dio, che nel cap. 1 di Genesi affida all’uomo e alla donna il “dominio sui pesci del mare e su ogni essere vivente”. Ciò che sta succedendo indica che abbiamo sfruttato la terra in modo sconsiderato (facendo ad esempio con una finanza priva di etica “soldi con i soldi”), pensando che il dominio fosse “fare ciò che si vuole”. La crisi evidenzia allora, semplicemente, la necessità di tornare alle origini, governando la terra in modo sapiente, producendo ricchezza con il lavoro e prestando attenzione, come ci indica il Buon Pastore, alla cura del Gregge e in particolare ai suoi componenti più fragili. Affrontare il lavoro (e la crisi) a partire da questi presupposti ci permette di collegarci anche ai temi della Famiglia e della Festa. Di fronte alla crisi attuale si rinsaldano ad esempio i legami familiari: questo ci permette di dare rilievo alla solidarietà, che oggi rappresenta ciò di cui c’é bisogno più di ogni altra cosa, di fronte alle difficoltà, sia in famiglia che nelle nostre comunità. In ordine alla Festa, sempre utilizzando Genesi come riferimento principe, dobbiamo recuperare il significato del settimo giorno, in cui non si ‘consuma‘ il creato ma lo si contempla. Settimo giorno in cui si é contenti di essere uomini, si incontrano gli amici e ci si ricorda di come Dio vuole che ci si rapporti al mondo.
Famiglia, Lavoro, Festa: sono tre elementi che possono, se debitamente collegati, consentirci di prendere in mano in modo più umano la nostra vita. Rispetto al percorso complessivo che si propone, teso a coinvolgere l’intera comunità sul tema del lavoro, lo ritiene utile ed interessante e suggerisce di recuperare come base di partenza da una parte i contenuti emersi dal convegno ecclesiale ‘Il lavoro cambia e ci cambia’ svoltosi nel Giugno scorso e dall’altra dati che aiutino a inquadrare lo specifico della realtà seriatese. 

Alberto Pinetti ricorda anche lui l’urgenza di tornare all’Etica del lavoro. Questa situazione l’abbiamo creata noi… dobbiamo rimediare. Molta parte della nostra vita è spesa al lavoro: dobbiamo recuperarne il senso. In questo tempo di crisi dobbiamo anche accettare lavori meno “prestigiosi”. Il lavoro è bello e buono, anche se chiede sacrificio.
E’ importante condividere quello che noi viviamo del lavoro per arricchirci vicendevolmente.

Mina Prometti mette in luce come i giovani vivono oggi: spesso sono disoccupati perché non accettano tipi di lavoro al di sotto delle loro aspettative e/o specializzazioni, (infatti la domanda nei colloqui di lavoro è sempre quanti soldi quante ore) soprattutto se richiedono sacrifici, e allo stesso tempo hanno un alto tenore di vita, (vedasi file fuori dai mega store tecnologici al debutto di ogni nuovo prodotto) a volte più alto di chi lavora. Nota come la scuola stia spostando gli indirizzi di specializzazione verso occupazioni “manuali” e non solo “altolocate”.

Marco Zucchelli evidenzia come i dati richiamati dal dott. Paganessi e dagli interventi successivi presentano la complessità del tema della famiglia. Anzi sempre più spesso dovremmo approfondire e cercare di conoscere meglio l’ormai presenza di una pluralità di “famiglie” (famiglie separate, divorziate, risposate, single e via dicendo) che investe pienamente anche la nostra comunità ed è segno di contraddizione che ci interpella continuamente e di fronte alla quale facciamo fatica a muoverci.
Del rapporto tra famiglia lavoro e festa mi permetto di sottolineare tre elementi più di tipo antropologico, fin da subito dichiarando che la complessità dei temi mi porta ad avvicinarmi a questi argomenti con molta umiltà, con poche certezze e tanto bisogno di approfondire gli argomenti.
La crisi del lavoro ci aiuta a recuperare il concetto della fragilità come condizione di vita dell’uomo, di tutti gli uomini. Nell’ambito della fragilità degli uomini, accanto ai poveri si stanno sempre più avvertendo la presenza di molte famiglie vulnerabili: la perdita del posto di lavoro unita ad una fatica relazionale e alla carenza di accompagnamento di politiche sociali porta molte famiglie anche bergamasche a vivere una condizione di grande fatica e preoccupazione per il proprio futuro e quello dei propri figli. Rischiano di diventare i nuovi poveri.
L’elemento più eclatante è l’aumento della distanza sociale ed economica tra chi ha e chi non ha. Si assiste con preoccupazione ad un aumento del risentimento sociale e personale. “Mi è stato fatto credere che tutto mi era permesso, tutto potevo avere: mi accorgo che non è vero  che devo anche sapermi accontentare (è il tema della sobrietà) di gioire di ciò che ho, di saper fare anche lavori umili che non considero degni dei miei studi o delle mie ambizioni sociali”.
A tal proposito è opportuno richiamare il fatto che pur nella crisi la presenza di persone extracomunitarie non è calata ma continua ad aumentare. I nostri ultimi studi come Caritas Diocesana ci portano a ritenere presenti a Bergamo tra le 145-150 persone immigrate. A tal proposito quando si parla di globalizzazione dovremmo anche ricordare quante migliaia di persone stanno morendo di fame per la conseguenza della crisi mondiale del lavoro. Per queste persone l'unica possibilità per sopravvivere è quella di emigrare e giungere dove pensano di poter costruire un progetto di vita. Sono persone che occupano posti che noi reputiamo di livello basso (operai assistenti domiciliari, contadini, ecc). Sono i posti che noi non vogliamo più fare. Sono persone che si adattano a fare di tutto con salari molto bassi, spesso ingiusti. Non ci stanno portando via il lavoro, anzi per certi versi permettono alla società di continuare a crescere.
La terza sottolineatura che mi sembra di poter fare riguarda il concetto stesso di lavoro a Seriate. La nostra è una storia di un paese che da agricolo diventa in poco tempo punto di riferimento industriale per tutta la bergamasca. Lo sviluppo urbanistico nasce dalla presenza di industrie che danno lavoro a migliaia di persone non solo di Seriate. In pochi decenni tutto questo scompare e una delle ultime realtà industriali che ha chiuso in modo inglorioso una storia è la ditta Frattini di cui ancora in questi mesi abbiamo segni evidenti nel territorio. Oggi le due più grandi realtà produttive sono l’Ospedale e l’Iper. Ciò costringe i Seriatesi di antica o di nuova generazione ad andare fuori per lavorare, riducendo la propria presenza sul territorio ad un tempo molto limitato. Quasi una presenza in un dormitorio dove sono altri i luoghi di socializzazione: uno per tutti sono sicuramente i centri commerciali, il nuovo luogo di incontro sociale. Non esistono più luoghi simbolo della festa e del lavoro in un paese, sostituiti da altri centri. Ciò che impressiona è proprio il venir meno del concetto di festa, di un tempo per non solo riposare ma “stare” con la famiglia. Come slogan potremmo dire che è il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro il criterio per dare "senso" al lavoro stesso. Sempre meno la domenica è vissuta come il “tempo del Signore”. Non si tratta di dare giudizi o di vivere con pregiudizi i cambiamenti in atto: una famiglia normale a Seriate per vivere dignitosamente deve poter avere due stipendi (anche solo per pagarsi un mutuo della casa), subisce una flessibilità lavorativa che porta a dover “subire” un lavoro quando c’è e non con i ritmi del tempo passato. Certo non per tutti è così ma il nostro sguardo dovrebbe essere sempre particolarmente attento a chi fa più fatica a reggere i ritmi di una produttività che riduce l'uomo a utente dimenticando che prima di tutto e soprattutto è persona.
Ta le tante sottolineature che questo argomento pone alla nostra attenzione, ne sottolineo tre:
come entra il tema del lavoro nella nostra proposta di catechesi soprattutto pensando alla realtà giovanile, pensando in modo particolare anche al tema della sobrietà ed agli stili di vita.
Come i frutti del nostro lavoro diventano offerta da mettere sulla tavola del Santa Messa domenicale.
Ed infine come accompagnare la fragilità di chi vive la fatica della crisi lavorativa oppure delle conseguenze della crisi lavorativa sulla propria famiglia?

Leandro Pirovano evidenzia come il 50% delle ricchezze sia nelle mani del 10% della popolazione. Ci sono persone che non hanno nessun rimorso per aver così tanti soldi da non saper più come spenderli. Si deve recuperare l’etica del lavoro: l’Italia ha un alto numero di cattolici, dov’è la loro etica?
C’è poi oggi una lotta fra generazioni che deteriora l’uomo. Si punta il dito sugli anziani, sono troppi da mantenere, un debito… una volta gli anziani erano una ricchezza.

Leandro ricorda l’Esperienza dell’Esodo. Inizialmente gli Ebrei erano contenti di lavorare per l’Egitto; quando è cambiato il faraone è cambiata la memoria e gli Egiziani hanno voluto arricchirsi alle spalle degli Ebrei. Si deve riscoprire un etica del guadagno… ciò che guadagno di più io lo tolgo agli altri.

Cecilia Morosini nota come sia necessario riscoprire il desiderio del Padre sull'uomo. Il Padre ha consegnato al genere umano la sovranità sulla terra e sugli esseri animati che la popolano, ma tale governo deve essere fatto con responsabilità e nel rispetto della dignità che ogni essere vivente ha ricevuto in dono da Dio. Occorre ricostruire una cultura in cui riemergano tali consapevolezze e tali valori  spesso eliminati dall'uomo nei  suoi discernimenti. La globalizzazione ha posto ancor più in evidenza i risultati negativi di una progettualità a breve termine fondata  prevalentemente sulla legge del profitto e sull'arricchimento personale piuttosto che sulla ricerca del bene comune e sul rispetto della dignità dell’uomo. Si deve rifondare, in quest'ottica, anche la cultura del lavoro.
Ricorda, per inciso, come la Chiesa non si sia mai espressa fortemente riguardo al tema del lavoro domenicale.

Attilio Rossoni sottolinea come ci sia un disinteresse del cristiano alla politica vera: è necessaria una sua presenza più vigile per impedire che il lavoro vada alla deriva. Da che mondo è mondo i provati cercano il loro interesse, fanno i furbi, ma lo stato deve combattere questo… e qui è richiesta la presenza attiva dei cristiani.


Terminato il dibattito intorno al tema del lavoro. Eugenio Alborghetti presenta l’operato della Commissione Socio Politica.
La commissione si è riunita martedì 22 novembre 2011 alle ore 20.45. Erano presenti: Eugenio Alborghetti, Angelo Paganessi e Gianantonio Farinotti. Durante la serata sono emerse finalità e linee operative, tutte da porre al vaglio degli altri membri iscritti alla commissione e da sottoporre a ratifica da parte del CPaP.
Le Finalità.
La commissione, in ossequio a quanto stabilito dagli Statuti-Quadro diocesani, vorrebbe assumere come modello, con le dovute proporzioni, istituti ecclesiali attivi ad altri livelli quali il Pontificio Consiglio di Pace e Giustizia oppure l'Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale.
Il compito che la commissione intenderebbe assumere, nel limite delle possibilità e capacità dei propri partecipanti, è:
· tenere informato il CPaP delle dinamiche economiche e sociali all'interno del territorio parrocchiale;
· assistere il CPaP nella promozione di linee di pastorale sociale che rispondano ai 'segni dei tempi';
· tenere un dialogo con la società civile inquadrata nelle parti politiche, in quelle sociali e nelle istituzioni civili esistenti a Seriate, per concorrere con loro all'edificazione della polis.
Linee Operative:
L'agire della commissione si colloca nel solco della missione generale condivisa da tutta la Chiesa: l'apostolato. Nello stile proprio della moderna dottrina sociale della Chiesa, la commissione dovrà tenere presente i tre momenti fondamentali dell'approccio cristiano al mondo: vedere, valutare ed agire.
Per questo si propone operativamente di:
si fisserebbero almeno due incarichi tra i propri partecipanti, quello del coordinamento e quello della formazione. Per quanto riguarda la gestione economica per il momento non se ne ravvedrebbe la necessità e comunque si rimanderebbe la decisione al CPaP.
Il coordinamento è affidato per il momento ad Eugenio Alborghetti.
La formazione verrebbe effettuata da tutti i partecipanti alla commissione a rotazione. In ogni incontro verrebbe proposto un tema, ci sarà una breve relazione ed un confronto. Questo momento dovrebbe comunque preservare il tempo necessario per lo svolgimento dell'attività principale della commissione. Come strumento di base verrebbe scelto il Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa.
La formazione e l'intera attività della commissione seguirebbe principalmente i temi proposti dai programmi pastorali parrocchiale e diocesano, integrando laddove si ritenesse opportuno con rilevazioni e contenuti emersi dalla lettura del territorio.
Particolare interesse suscita l'intenzione espressa dalla Chiesa nazionale di organizzare il mondo cattolico attorno ai temi di sensibilità politica e sociale (Convegno di Todi). Si attendono gli sviluppi e si valuterebbe se e quali contenuti sarebbe opportuno far ritornare su Seriate. Vi è comunque la ferma convinzione che la commissione pur trattando argomenti inerenti l'edificazione della polis non dovrebbe inserirsi nella dialettica interpartitica, bensì proporsi come luogo di formazione e di testimonianza cristiana. Verrebbero comunque tenuti rapporti regolari con tutte le forze partitiche attive sul territorio (a questo proposito si chiede al CPaP se sia opportuno inviare alle segreterie dei partiti la comunicazione ufficiale della costituzione di questa commissione).
Per non indurre alcuno a mal interpretare gli scopi e le finalità della commissione si propone di cambiare la dicitura "socio-politica" in "giustizia, pace e salvaguardia del Creato".
Sul numero dei partecipanti si riterrebbe di non superare le 10-12 unità. Per raggiungere questo numero si penserebbe di coinvolgere chi non è membro del CPaP chiedendo anzitutto a chi aveva originariamente dato la propria disponibilità ad entrarvi ma che non è avuto abbastanza voti.
I nominativi attualmente iscritti a questa commissione sono: Angelo Paganessi, Cecilia Morosini, Eugenio Alborghetti, Gianantonio Farinotti, Giuseppe  Pasquinelli, Marco Zucchelli.

Don Gino informa che sta preparando una lettera per invitare i candidati non eletti, ma non solo, a prendere parte al lavoro delle commissioni. Non avendo tutti gli indirizzi dei candidati, ogni zona dovrà impegnarsi nel periodo natalizio a consegnare personalmente le lettere.

Terminati i punti all’Ordine del Giorno si lascia spazio alla Varie ed Eventuali.

Cecilia Morosini ricorda la Giornata Diocesana per la Migrazioni in programma per il  15 gennaio 2012. A breve usciranno i programmi con le varie iniziative in via di definizione.

Esprime poi il desiderio che il CPaP dedichi un incontro al tema delle migrazioni.

Per ristrettezze di calendario si decede che il prossimo CPaP si terrà giovedì 26 gennaio 2012 (l’incontro per gli animatori dei gruppi di ascolto in programma quella sera è anticipato a martedì 24 gennaio) presso le strutture della Zona Serena. Il tema principale sarà quello della Famiglia: la traccia dell’incontro sarà preparata dai gruppi che seguono la pastorale della famiglia.

Per trattare il tema della Festa, è stato inserito un nuovo incontro del CPaP: martedì 7 febbraio 2012 presso la Sala Mons. Ferdinando. La traccia dell’incontro sarà pensata dalla “ribattezzata” Commissione Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato.


Alle ore 22.50 la seduta è tolta.

 

 

 

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