Un cuore ferito

3a domenica di Quaresima
Il Vangelo di oggi si presenta come la prima pagina di un giornale che in due fatti di cronaca raccoglie le due metà delle sventure: le ingiustizie violente dell'uomo e la malvagità della cattiva sorte. Dentro questi due confini ci sta tutto quello che va storto nella vita. Gesù, quindi, ci provoca con la sua pungente ironia toccando quell’interpretazione che a noi viene normale dare: “quale colpa hanno compiuto per meritarsi quei guai?”.

Così sveglia quella sensazione amara delle domande senza risposta. Le non risposte però nascono spontanee davanti al male e al dolore, ma se ci pensiamo bene ci sono anche davanti al bene. Chi di noi saprebbe rispondere con scientifica precisione alla domanda del perché ha amato una persona scegliendola tra tante più interessanti e ri-scegliendola mille altre volte nonostante le crisi, comunque e nonostante tutto, illogicamente.

È la stessa illogicità del ragionamento del contadino del Vangelo sulle cui labbra stanno bene alcuni versi del poeta F. Tarel: "Ti amo per l'inverno, perché lievita la vita, ti amo per la primavera perché sgorga la vita, ti amo per l'estate perché esplode la vita, ti amo per l'autunno perché si spegne la vita. Ti amo per la vita perché non sei per una stagione. Il dolore con cui ho pagato l’amore per te non sarà mai tanto prezioso come il senso della vita che mi hai donato”.

Ridiciamolo con un racconto.
Un giovane si vantava di avere il cuore più bello del mondo. Tutti lo ammiravano: era davvero perfetto, senza alcun difetto. All'improvviso spuntò un vecchio che, emergendo dalla folla, disse: "Beh, a dire il vero il tuo cuore è molto meno bello del mio". Quando lo mostrò, aveva puntati addosso gli occhi di tutti. Certo, quel cuore batteva forte, ma era ricoperto di cicatrici. C'erano zone dalle quali erano stati asportati dei pezzi e rimpiazzati con altri, ma non combaciavano bene e così il cuore risultava tutto bitorzoluto. Per giunta, era pieno di grossi buchi dove mancavano interi pezzi. Tutti ridevano di lui. Disse il vecchio: "Il tuo cuore è perfetto, ma non farei mai cambio. Ciascuna ferita rappresenta una persona alla quale ho donato amore: ho staccato un pezzo del mio cuore e gliel'ho dato. Spesso ne ho ricevuto in cambio un pezzo del loro cuore, a colmare il vuoto lasciato nel mio cuore. Ma, certo, ciò che dai non è mai esattamente uguale a ciò che ricevi e così ho qualche bitorzolo a cui sono però affezionato: ciascuno mi ricorda l'amore che ho condiviso. Altre volte invece ho dato pezzi del mio cuore a persone che non mi hanno corrisposto: questo ti spiega le voragini. Amare è rischioso, ma per quanto dolorose siano le voragini ancora aperte nel mio cuore, mi ricordano sempre che forse un giorno queste persone ritorneranno e magari colmeranno lo spazio che sarà sempre il loro. Comprendi, adesso, che cosa sia la vera bellezza del mio cuore?".
Il giovane era rimasto senza parole. Prese un pezzo del proprio cuore, andò incontro al vecchio e gliel'offrì con le mani che tremavano. Il vecchio lo accettò, lo mise nel suo cuore, poi prese un pezzo del suo vecchio cuore rattoppato e con esso colmò la ferita rimasta aperta nel cuore del giovane. Ci entrava, ma non combaciava perfettamente, faceva un piccolo bitorzolo. Il giovane guardò il suo cuore, che non era più "il cuore più bello del mondo", eppure lo trovava meraviglioso come non mai perché ora l'amore, attraverso quella ferita, scorreva dentro di lui.

Dio ci insegna oggi a imparare a perdere tempo per amore.
Ci dice: taglia velocemente l’inutile e bacia lentamente l'essenziale.
È l’immagine di Gesù come contadino che nonostante tutto crede in me, che si ostina a coltivare la pianta che non dà frutti.
Così Dio ci insegna oggi che i successi ci gridano “continua!”, mentre gli insuccessi ci sussurrano: “ricomincia!”.
Questa è la logica del “perdere tempo” del contadino del Vangelo: Dio non ha il traguardo dell’efficienza e dell’efficacia, ma ha come priorità la verità e la densità della vita. Questo è ciò che rende bello il cuore, anche con le sue ferite, questo è l’amore che fa germogliare, questo è il segreto delle domande senza risposta, questo è lo stile che Dio ci suggerisce.

 

Questo articolo è stato pubblicato in CELEBRAZIONI, PASTORALE da Mons. Giulio Dellavite . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

3 pensieri su “Un cuore ferito

  1. Complimenti a chi ha scritto la riflessione e super super super complimenti a chi invece sceglie ogni settimana la fotografia da abbinare al testo!!!!!!!!! Naturalmente non si fanno i nomi!!!!!! ;-))) Bellissimo!! Stefi  

Rispondi a Marco Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *